Roma, 9 dicembre 2023 – Il regime degli ayatollah ha ritirato i passaporti alla famiglia di Mahsa Jina Amini, la curda iraniana di 21 anni arrestata dalla Polizia morale nella metropolitana di Teheran il 13 settembre del 2022 perché indossava il velo lasciando scoperta una ciocca di capelli e morta dopo tre giorni di coma. Tutta la famiglia, il padre Amjad, la madre Mojan Eftekhari e il fratello Kiarash, voleva andare a Strasburgo per partecipare alla cerimonia di assegnazione del premio Sakharov. Nel 2023 il Parlamento Europeo lo ha assegnato a Mahsa Jina e al Movimento ‘Donna, Vita e Libertà’ scaturito dalla sua uccisione. "Ai familiari – ha riferito Chirinne Ardakani, l’avvocato francese degli Amini – è stato vietato di salire sul volo che li avrebbe portati in Francia, benché avessero il visto. I loro passaporti sono stati confiscati". Nella stessa giornata Narges Mohammadi, una nota dissidente iraniana, comincerà uno sciopero della fame nel carcere di Evin, mentre il marito e i due figli a Oslo ritireranno per lei il premio Nobel per la pace. La presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola, ha invitato Teheran a fare marcia indietro.
La famiglia Amini è stata al centro delle ‘attenzioni’ del regime anche il 16 settembre, il giorno del primo anniversario della morte di Mahsa Jina. I Pasdaran della Rivoluzione hanno arrestato Amjad sulla porta di casa e lo hanno rilasciato dopo diverse ore. Secondo Fereshteh Rezafair, un’attivista del collettivo ‘Donna, vita e libertà’ di Roma, nella settimana precedente era stato convocato quattro volte dalla polizia. Gli agenti gli avevano ordinato di annullare ogni cerimonia in memoria della figlia, minacciando di arrestare anche Kiarash. Le forze di sicurezza hanno bloccato l’accesso al cimitero di Aichi, il luogo nel quale è sepolta Mahsa Jina. Nel Kurdistan iraniano la polizia aveva invitato i cittadini a non scendere in piazza, chiarendo che chi avesse trasgredito l’ordine sarebbe stato affrontato con le armi da fuoco. Alle parole hanno fatto seguito i fatti. Fardin Jafari, un abitante della zona che aveva osato avvicinarsi al camposanto di Aichi, è stato colpito dagli agenti e ricoverato in ospedale in condizioni critiche.
Nella stessa giornata le forze di sicurezza hanno sparato contro i dimostranti vicino all’Università della capitale e nella centrale piazza Azadi. La polizia ha chiuso gli accessi ai cimiteri nei quali sono sepolti i caduti dopo la morte di Mahsa Jina Amini. Sette detenute nel carcere di massima di sicurezza di Evin, quello nel quale vengono rinchiusi i dissidenti politici, hanno bruciato il loro velo e tenuto un sit in gridando: "Donna, vita e libertà". Le prigioniere hanno anche voluto rendere pubblici i loro nomi. Sono Narges Mohammadi, Sepideh Gholian, Azadeh Abedini, Golrokh Iraee, Shakila Monfared, Mahboubeh Rezai e Vida Rabbani.
Roma, 9 dicembre 2023 – Tra i palazzoni scarnificati nel nord di Gaza dove tutto è polvere e la vita brulicante di inizio ottobre è oramai un vago ricordo, la quiete sembra essere calata come un sipario per alcuni giorni. Si alza la polvere sotto le ruote di un convoglio di auto blindate che a tutta fretta deve portare a termine una missione: portare in salvo 50 milioni di dollari chiusi in cassette di sicurezza in due filiali della Bank of Palestine situate nelle zone più devastate di Gaza entro la fine della tregua e trasferire le banconote, dal peso di una tonnellata, nel sud della Striscia dove centinaia di migliaia di persone in fuga sono stipate come sardine in un lembo di terra di poche centinaia di chilometri quadrati.
"È stato certamente un convoglio inusuale. Surreale ma necessario”, ha spiegato una fonte coinvolta nella missione dal nome in codice ‘Con-Ops Gaza’ al Financial Times, che ha raccontato la storia.
“La missione era prendere quelle banconote e portarle nella parte meridionale dell'enclave, ancora abitata da centinaia di migliaia di palestinesi che versano in condizioni disperate. Perché andasse a buon fine, è stata richiesta la partecipazione dell'Onu, di diverse guardie della sicurezza e l'assicurazione, da parte di Israele, che non ci fossero attacchi. “È stato un piano così elaborato che alcuni dettagli non possono essere rivelati”, ha spiegato la fonte al quotidiano britannico.
L'idea sarebbe nata dai funzionari della Bank of Palestine, che hanno visto nella tregua la possibilità di recuperare le banconote da 200 shekel bloccate nel nord e di contribuire a evitare il collasso economico del sud di Gaza. È lì, che ora, quelle stesse banconote sono in circolazione. Operazioni più o meno simili sono avvenute proprio nell'area di Khan Yunis. "Diversi funzionari di banca hanno recuperato con auto private il denaro nei caveau degli istituti per fornire i bancomat situati in aree più sicure”, spiega il Ft. Una missione che ha rimpinguato le casse di almeno 6 filiali in cui i bancomat continuano ancora a erogare denaro sia nel centro che nel sud della Striscia.
"Il Governo sta andando bene, non sbaglia un colpo. Va bene Giorgia è un fenomeno ma siamo bravi anche noi. Anche se provano ad attaccarci in ogni modo, anche sul terreno personale e se ogni giorno la salita sembra più dura". Lo ha detto Arianna Meloni, responsabile nazionale del tesseramento di Fratelli d'Italia partecipando al congresso provinciale del partito a Salerno. "Il Governo sta lavorando senza sbagliare un colpo, sicuramente abbiamo smesso di buttare i soldi dalla finestra, ci siamo messi al lavoro aiutando le imprese, le famiglie, quello che rimangono indietro".
"Giorno dopo giorno, ora dopo ora, aumenta lo stato di confusione in cui versa il governo. Prima impedisce il confronto parlamentare vietando ai senatori della maggioranza di presentare emendamenti, poi annuncia correzioni che peggiorano gli errori fatti, come nel caso delle pensioni. Oggi scopriamo che per coprire l'emendamento presentato sulla sicurezza non trova di meglio che scippare 50 milioni dal fondo previsto per il Parlamento, già fin troppo esiguo. E, come se non bastasse, mancano ancora gli annunciati emendamenti sul ponte di Messina e sulle infrastrutture per i quali ormai siamo fuori tempo massimo. E' del tutto evidente che i tempi della discussione e della approvazione della manovra slitteranno, mettendone in discussione l'approvazione entro la fine dell'anno". Così il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia.