Il podcast originale è realizzato dal giornalista Vito Romaniello ed è un vero e proprio viaggio con i grandi campioni dello sport nei luoghi dove sono cresciuti o hanno giocato. In giro per l’Italia, visitando città e borghi ricchi di arte, storia, cultura e… gusto. Tanti gli itinerari da (ri)scoprire nel più bel Paese del mondo. I personaggi più amati del mondo sportivo si raccontano in modo nuovo e spontaneo, dagli esordi sui campetti vicino casa alle domeniche in famiglia dopo una partita. Il ricordo del debutto in prima squadra o in azzurro e dei piatti tradizionali, anche quelli scoperti nei posti in cui sono andati a giocare.
L’evento sportivo diventa opportunità di incontro e condivisione anche e soprattutto a tavola, con un bicchiere di buon vino, in trasferta al seguito della squadra o davanti a una televisione. I protagonisti del Made in Italy, le voci dello sport e dell’enogastronomia. Lo stadio, la casa della squadra di calcio, sinonimo di identità e legame con il territorio. La storia delle città che hanno ospitato i campionati di A e B, i campi di gioco e i racconti dei territori in cui sorgono (menù, curiosità, borghi, prodotti tipici e aneddoti storici). L'Italia è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari DOP e IGP riconosciuti dall'Unione Europea. Il patrimonio italiano dei siti Unesco è il più ricco al mondo.
Vito Romaniello, giornalista, storico-statistico del calcio, ha pubblicato 38 almanacchi sul campionato italiano, 3 libri sulla storia del calcio e 4 sulla tradizione sportiva ed enogastronomica italiana. Ha collaborato con diversi quotidiani e televisioni e per la sua attività giornalistica e di narratore dei territori ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti.
Tutte le puntate disponibili sono ascoltabili cliccando qui sotto:
Roma, 31 maggio 2023 – “Queste tensioni servono a Belgrado ed ai kosovari delle due lingue per ricordare che la situazione in Kosovo è fragile, per prendere tempo e intanto farsi dare altri aiuti e cercare di ottenere il massimo nelle trattative, rinviandole ancora una volta a lungo. Siamo in una impasse, e l’Unione Europa ha le sue responsabilità”. Così Alessandro Politi, direttore della Nato Defence College Foundation ed ex consigliere politico della Nato Kosovo Force, paese che conosce a fondo”.
Kosovo, messaggio della Russia: “Sostegno incondizionato alla Serbia”. L’ombra della WagnerLa protesta serba sembra continuare, gli albanesi non mollano, la Nato ha mandato rinforzi. La tensione in Kosovo resta e resterà alta. Di chi è la colpa?
“Innanzitutto il partito di maggioranza dei serbofoni del Kosovo è de facto un partito unico, e prende la linea da Belgrado. Belgrado ha chiaramente deciso di fare della questione un terreno di scontro e così pure il primo ministro kosovaro Kurti. Un nazionalismo alimenta l’altro ed entrambi servono a rinviare le scelte più complicate. Certo, sia Kosovo che Serbia, se vorranno entrare in Europa, certe decisioni dovranno prenderle; specialmente la Serbia, che invece finora lavora per aprire e chiudere dei capitoli di ammissione, alzando il più possibile l’asticella e rinviando tutta una serie di riforme, imprescindibili per l’ingresso in Europa, ma sgradite al governo”.
Cosa è successo dopo la trattativa del 27 febbraio a Bruxelles e i successivi accordi di Ohrid che sembravano vedere i due paesi decisi ad avviare un processo di normalizzazione dei rapporti?
"Il problema è che l’Unione Europea, che sino alla guerra in Ucraina aveva messo in un cassetto l’allargamento ai paesi dei Balcani, per paura che i russi potessero manipolare quella regione, ha ripreso il dossier e ha fatto pressione su Belgrado e Pristina per trovare un accordo. Una proposta franco-tedesca è diventata europea, e Bruxelles ha detto a Kurti e Vucic che, se non si fosse trovata un'intesa, avrebbero tagliato i finanziamenti. Minaccia seria, se attuata. Pristina e Belgrado hanno capito, trovando verbalmente un accordo. Ma dopo l’intesa di Ohrid, quando si trattativa di attuarlo, la pressione europea è purtroppo venuta meno e le due parti hanno fiutato l’aria, riprendendo a fare le stesse cose di prima e rimettendo in discussione alcuni punti per rinviare il tutto”.
Ed è scoppiata la guerra delle targhe.
“Hanno usato la prima ragione utile: la disputa sulle targhe serbe in Kosovo che Pristina chiedeva che fossero convertite in kosovare. In particolare i serbi hanno colto l’occasione per far dimettere tutti i rappresentati kosovari serbofoni nelle istituzioni, una gesto politico molto forte che ha annullato almeno cinque anni di lavoro d’inclusione per riportare le istituzioni parallele serbe, non solo i comuni ma anche scuola, giustizia e salute pubblica, dentro le istituzioni kosovare. E Kurti, di un partito molto nazionalista, a sua volta non ha fatto passi indietro. E così ha indetto le elezioni per sostituire i sindaci e i consiglieri dimissionari; elezioni che i kosovari serbofoni, in una escalation, hanno boicottato, creando il presupposto perché nei comuni serbi ci fossero sindaci albanofoni con il voto del 3,5% della popolazione. Oggi vorrebbero che non si insediassero, aumentando la tensione e rendendo inevitabili gli scontri di piazza. La Kfor, su richiesta di Pristina e della missione di polizia Eulex, si è interposta anch'essa per evitare guai anche più grossi”.
Adesso si paventa anche l'arrivo del gruppo Wagner...
“Il sito che ne da notizia è per ora una fonte isolata e peculiare. Se ne parlava già a dicembre e non risultava alle istituzioni internazionali. Sarebbe imprudente creare per Wagner l'aura di un noto servizio mediorientale: onnipresente e causa di tutto”.
Quali sono i punti chiave sui quali le parti sono divise?
"E’ cruciale quella della creazione della comunità dei comuni serbi. Ora, mentre le istituzioni di Pristina vogliono che questa comunità sia meramente formale, un organismo consultivo con scarsi poteri, i kosovari del nord vorrebbero che si traducesse in una sorta di Alto Adige. Il che è ritenuto inaccettabile per le istituzioni in Kosovo. Nel 2017 Kurti mi disse: “La guerra in Bosnia è iniziata proprio da una associazione di comuni del genere, anche se non ci può essere una guerra grazie alla presenza della Kfor, questa associazione può destabilizzare“. Il governo non comprende che, senza una struttura di quel tipo, non difficilmente risolverà il problema della minoranza serbofona. I serbi non rinunceranno a questo punto (peraltro accettato da ambo le parti negli accordi di dialogo), come spera Pristina, e la tensione potrà cessare e poi ripartire un altro giorno".
E’ quindi l’allargamento dell’UE ai Balcani l’arma decisiva?
“Lo sarebbe. Anzi, è quel che si sta provando a fare dal 2013, con il problema che ci sono 5 stati che non riconoscono il Kosovo. Al presidente serbo Vucic è stato detto chiaramente che, se la Serbia vuole entrare in Europa, deve riconoscere il Kosovo. Ora, se la Serbia riconosce il Kosovo, a quel punto non hanno più ragione d'essere le riserve dei 5 stati europei e il caso si chiude. Purtroppo non sarà nè facile nè rapido arrivarci".
Roma, 31 maggio 2023 – Stanno iniziando a farsi sentire le prime conseguenze della battaglia di Netflix contro la condivisione delle password. La settimana scorsa il gigante dello streaming ha esteso le nuove regole a oltre 100 nuovi paesi, tra cui Stati Uniti, Francia, Germania, Australia e Regno Unito. In quest’ultimo, il numero di ricerche per come cancellare l’abbonamento è subito aumentato di oltre 30 volte rispetto alla norma, secondo quanto riporta Yahoo Finance.
Netflix, arriva la stretta sugli account condivisi. “Abbonamento solo per uso domestico”Il servizio di streaming ha cominciato a mandare le prime e-mail di avviso agli utenti potenzialmente interessati. “Il tuo account Netflix è per te e per le persone con cui vivi: la tua famiglia”, recita il messaggio. D’ora in poi se qualcuno vorrà condividere il proprio account con amici o parenti fuori dal nucleo familiare, dovrà pagare 4,99 sterline in più al mese: una novità poco gradita dagli utenti britannici. Tant’è che le ricerche per “cancella account Netflix” online sono aumentate del 2.393%, mentre quelle per “condivisione password Netflix” sono salite dell’1.469%.
Infatti, Netflix ha avvertito le principali società di telecomunicazioni nel Regno Unito, come Sky, Virgin Media e BT, di prepararsi a una potenziale emorragia di clienti. Secondo una ricerca condotta da Digital-I per il Guardian, oltre un quarto dei 15 milioni di utenti britannici condividono la propria password con altri. In Spagna il nuovo regolamento ha portato all’esodo di più di un milione di abbonati dalla piattaforma.
Roma, 31 maggio 2023 – Con l’arrivo della primavera ha decisamente spiccato il volo, fino ad assestarsi oltre i livelli pre-pandemia: lo scorso mese di aprile, infatti, il traffico aeroportuale italiano ha finalmente superato del 2,5% i volumi del 2019, totalizzando 16,5 milioni di passeggeri transitati. L’ottimismo era nell’aria da qualche mese: alla chiusura del consuntivo 2022, avvenuta lo scorso febbraio, Assaeroporti (Associazione italiana gestori aeroporti) aveva già messo in evidenza la netta ripresa delineatasi nel 2022, anno in cui il traffico aeroportuale aveva raggiunto il livello dell’85% rispetto al 2019, con 164,6 milioni di passeggeri transitati. Il dato totale rappresenta più del doppio dei passeggeri del 2021: allora, gli effetti della pandemia avevano fatto precipitare a poco più di 80 milioni il numero di persone che aveva preso l'aereo.
I numeri nel dettaglioA trascinare verso l’ottimo risultato – ancor più lusinghiero, se si pensa che il 2019 era stato archiviato come un anno di traffico record - è stato, in particolare, il segmento internazionale: con 10,7 milioni di passeggeri (oltre due terzi del totale), è cresciuto del 30% rispetto al 2022 e ha sostanzialmente raggiunto i livelli pre-pandemia (-1,6%). Degno di nota è anche il dato del traffico nazionale: con 5,8 milioni di viaggiatori, ha oltrepassato dell’11% i volumi del 2019. Vicino ai risultati pre-Covid anche il traffico registrato nel primo quadrimestre del 2023: complessivamente, i passeggeri hanno toccato quota 52,3 milioni, ovvero il 97,6% dei livelli del 2019.
La prossima sfida: diventare 'green' e digitali“Il risultato raggiunto dagli aeroporti italiani nel mese di aprile è un’ottima notizia e conferma la resilienza del settore” ha commentato Carlo Borgomeo, presidente di Assaeroporti. “Ci auguriamo che gli anni terribili del Covid siano ormai alle spalle e che il comparto sia sempre più centrale nelle politiche di sviluppo del nostro Paese”.
La sfida che attende il settore, ora, consiste nell'accelerare la transizione verso un minor impatto ambientale e una maggior digitalizzazione del trasporto aereo. Quanto alla sostenibilità dei voli aerei - un argomento all’ordine del giorno in vista degli obiettivi di ‘carbon neutrality’ fissati per il 2030 - lo studio recentemente realizzato per Assareoporti dal centro di ricerca Iccsai dell’università di Bergamo attesta che gli interventi pianificati dai gestori aeroportuali consentiranno di abbattere oltre 58 mila tonnellate (58.281) di Co2 all’anno. Per ogni tonnellata risparmiata è necessario investire 649 euro. Gli scali aeroportuali contribuiscono solo per il 5% alle emissioni totali del settore aereo in Italia, ma hanno un ruolo centrale nel promuovere azioni sostenibili da parte degli altri soggetti che operano e gravitano attorno al comparto.
Per quel che riguarda il grado di maturità digitale degli aeroporti, il rapporto ha dimostrato come oggi gli scali italiani godano già di un livello medio-alto di digitalizzazione, che si riscontra soprattutto nei servizi forniti al passeggero per garantire una migliore esperienza di viaggio. Su tali servizi la percentuale di aeroporti con maturità digitale oltre il livello medio è pari, infatti, al 38%. Inoltre, gli interventi pianificati e in corso saranno finalizzati a incentivare la digitalizzazione degli scali e l’effetto più evidente dovrebbe riguardare le attività e le tecnologie per la gestione delle operazioni.
Roma, 31 maggio 2023 - Ok al ddl "Made in Italy", che disporrà di un fondo sovrano iniziale di un miliardo per promuovere le filiere italiane strategiche. Nel testo approvato oggi dal Consiglio dei ministri, oltre al fondo iniziale, anche il liceo made in Italy e le misure di lotta alla contraffazione e di promozione dei prodotti italiani.
In una nota del ministero per le Imprese e il made in Italy si legge: il provvedimento "reca disposizioni organiche per valorizzare e promuovere le produzioni di eccellenza, le bellezze storico artistiche e le radici culturali nazionali come fattori da preservare e trasmettere per la crescita dell'economia del Paese".
Il provvedimento prevede una serie di misure e iniziative volte a incentivare il sistema imprenditoriale di eccellenza italiana. Sono previste azioni per migliorare e allargare la rete tra i principali attori della promozione e tutela della eccellenza italiana e sono inserite norme per inasprire il sistema sanzionatorio per la lotta alla contraffazione.
Previste nuove misure settoriali a sostegno delle principali filiere di eccellenza attraverso la valorizzazione della filiera legno-arredo 100% nazionale, del tessile, della nautica, della ceramica e dei prodotti orafi.
Per potenziare iniziative di autoimprenditorialità e imprenditorialità femminile sono previsti dieci milioni di euro. Inoltre aiuti per per istruzione e formazione, e la istituzione del liceo del made in Italy per mostrare ai giovani l'eccellenza dei prodotti e della tradizione italiana attraverso un percorso liceale che fornirà competenze storico-giuridiche, artistiche, linguistiche, economiche e di mercato idonee alla promozione e alla valorizzazione dei singoli settori produttivi nazionali, tenendo conto delle specifiche vocazioni dei territori. Il nuovo percorso di studio è previsto all'avvio dell’anno 2024/2025.
Il disegno di legge prevede anche la promozione del raccordo tra il nuovo liceo del made in Italy e le imprese. Per favorire l`inserimento degli studenti nel mondo del lavoro è istituita una Fondazione denominata "Imprese e Competenze per il Made in Italy". Quindi sarà facilitato il passaggio di competenze e di abilità tra generazioni con l'istituzione di un programma di trasferimento delle competenze generazionali per le imprese private con non più di 15 unità da svolgere attraverso il tutoraggio di formazione di un lavoratore andato in pensione, da non oltre 2 anni, a un nuovo assunto a tempo indeterminato di età inferiore a 30 anni. Questo programma di passaggio di conoscenze e competenze avrà una durata massima di 12 mesi e la norma prevede che l`attività di tutoraggio sia svolta senza vincolo di subordinazione e non soggetta alle disposizioni sui licenziamenti. Il pensionato che svolgerà l'attività di tutoraggio non concorrerà alla formazione di reddito ai fini Irpef, e quindi non sarà assoggettato a contribuzione previdenziale, sino ad una soglia massima percepita di 15.000 euro l`anno. Per gli importi oltre tale soglia si applica la disciplina ordinaria.
Nel nuovo Disegno di legge viene anche istituita per il giorno 15 aprile la "Giornata nazionale del made in Italy" al fine di celebrare la creatività e l'eccellenza italiana.