di Giulia Prosperetti
"Dopo un periodo caratterizzato, a partire dal 2011, da un taglio della spesa sanitaria, con il Covid abbiamo avuto un’iniezione di risorse senza precedenti: dai 115 miliardi di spesa del 2019 ai 131 miliardi del 2022. Ma se le risorse ci sono, le limitazioni organizzative e gli squilibri che questo sistema sanitario si portava dietro da anni purtroppo sono rimasti". A scattare la fotografia del nostro Sistema sanitario nazionale è Americo Cicchetti, direttore dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems).
Quali sono le principali criticità?
"In primo luogo lo squilibrio tra gli investimenti fatti negli ospedali e quelli nel territorio. La riforma del DM 77 (il nuovo regolamento sugli standard dell’assistenza territoriale ndr) va in una direzione di riequilibrio ma bisognerà attendere per vederne gli effetti".
Ritiene vi sia una carenza di medici?
"Nel 2021 il numero dei dipendenti del Ssn è tornato sui livelli del 2012, passando dai 647mila del 2017 a 670mila. Abbiamo 4 medici ogni mille abitanti, la Francia ne ha 3 ogni mille, il 25% in meno. Non ci mancano le persone ma mancano professionisti, innanzitutto infermieri, in alcune funzioni. Il problema principale è che i medici non vogliono lavorare nel Ssn, preferiscono dimettersi e andare a lavorare con le cooperative ‘a gettone’".
Perché il Ssn è così poco attrattivo?
"La prima ragione è che i medici sono pagati poco. Oggi un responsabile di Uoc guadagna circa 3mila euro. Lo stesso medico con la sua attività libero-professionale, che spesso fa in intramoenia, raddoppia o triplica quello stipendio. Cifre che il Ssn non può permettersi di pagare. Il punto è, dunque, ragionare su come paghiamo i medici definendo in che misura lo stipendio del medico deve essere legato al Ssn e quanto ad altri comparti. Per trattenere i medici serve, inoltre, una buona gestione delle persone".
Eppure ci sono tanti medici specializzati che rimangono per anni nel limbo delle sostituzioni.
"Il problema è che nel decennio passato non è stata fatta la migliore programmazione possibile dal punto di vista della distribuzione dei posti di specializzazione. Le logiche di programmazione sul personale sanitario sono frutto di una lunga negoziazione tra il Ssn e le università che, evidentemente, non è stata in grado di catturare le esigenze del futuro. L’Agenas ha avuto mandato dal ministero di studiare un nuovo modello di programmazione che attualmente è in fase di sperimentazione".
Come si arresta la fuga dei medici dai pronto soccorso?
"Allentando la pressione determinata dalla domanda crescente. È necessario creare un filtro sul territorio. Abbiamo bisogno di strutture alternative all’ospedale dove c’è una disponibilità continua di personale che possa rispondere alle esigenze classificate con i codici verdi o bianchi che rappresentano la maggior parte degli accessi in pronto soccorso".
Servono più medici di base?
"I medici di famiglia come li concepiamo oggi non rappresentano un’alternativa efficace. Manca l’assistenza primaria che deve essere fondata su dei centri o su medici di famiglia che, però, realmente lavorino insieme. Il modello sono le Uccp venete, la Casa della salute in Emilia Romagna e Toscana, o l’idea delle Case della Comunità indicate nel DM 77".
È d’accordo con l’idea del governo di aumentare i posti alla facoltà di medicina?
"Per me la cosa migliore sarebbe togliere il numero chiuso al primo anno e, sul modello francese, creare delle soglie di sbarramento al secondo. Chi non viene ammesso in molti casi decide di rimanere sempre nell’ambito sanitario scegliendo un’altra professione".
di Franco
Gàbici
John Gleen, il primo astronauta statunitense che per quasi cinque ore orbitò attorno alla Terra, fu lanciato nello spazio il 20 febbraio del 1962. Era una missione molto importante non solo dal punto di vista scientifico ma soprattutto per le ricadute politiche, perché inserita in quella corsa allo spazio dove all’epoca i russi erano sicuramente molto più avanti avendo già messo in orbita i primi satelliti artificiali e lanciato il primo cosmonauta Juri Gagarin.
Per questo Gleen preparò puntigliosamente la missione verificando di persona ogni dettaglio del volo. La tecnologia aveva fatto passi da gigante e i computer, in questo caso il potente Ibm 7090, si erano guadagnati fiducia e credibilità ma all’insegna del “fidarsi è bene ma non fidarsi (delle macchine) è meglio” Gleen prima di partire si rivolse al team dei tecnici con questa precisa richiesta: "Fate controllare le cifre alla ragazza".
La “ragazza”, allora, si mise subito al lavoro e dopo un giorno e mezzo di calcoli "oltre la precisione del computer" vide che le cifre tornavano e pertanto l’astronauta poteva partire tranquillo. Ricordando quella missione la “ragazza” si è sempre chiesta se mai Gleen avesse saputo il suo nome, ma le bastava sapere che fu lei a garantirgli il ritorno sulla Terra e di questo si accontentò.
La “ragazza”, scomparsa nel 2020 alla bella età di 101 anni, si chiamava Katherine Johnson e la sua straordinaria avventura umana e scientifica è raccontata nella biografia pubblicata recentemente con il titolo Il mio viaggio spaziale (Hoepli editore), un libro che ha contributo ad aumentare la sua popolarità, unitamente al film Il diritto di contare (2016) – diretto da Theodore Melfi, con Taraji Penda Henson nei panni di Katherine – che seppure in maniera un po’ romanzata raccontava la vita di questa scienziata che ha sempre lavorato nell’ombra.
Genio della matematica, a diciott’anni Ketherine Johnson era già diplomata e a dispetto della giovane età e soprattutto della sua appartenenza al gruppo dei “neri”, divenne un riferimento imprescindibile alla Nasa, dove lavorò assieme alle colleghe Dorothy Vaughan e Mary Jackson, chiamate “colored computers”, in una palazzina isolata della Nasa.
Sì, perché oltre a sfidare lo spazio, Katherine condusse anche una battaglia per i diritti civili in una società razzista che le impediva persino di firmare pubblicazioni scientifiche che contenevano suoi importanti contributi. Da piccola Katherine si divertiva a contare le stelle e non avrebbe mai immaginato che i suoi calcoli matematici un giorno avrebbero portato gli uomini proprio lassù, fino a mettere il piede sulla luna.
Eppure, dopo la grande impresa del primo allunaggio umano nessuno ricordò il lavoro di Katherine, che seguì con grande trepidazione tutta l’avventura dell’Apollo 11 con la certezza che i suoi conti erano giusti. Aveva calcolato e previsto tutto, lavorando sedici ore al giorno senza chiedere di essere pagata per gli straordinari.
Katherine Johnson in seguito lavorò per altre cinque missioni Apollo, quindi si occupò dei calcoli per le missioni dello Shuttle e a coronamento della sua carriera nel 2015 il presidente Obama le conferì la prestigiosa “Medaglia della libertà”, il più alto riconoscimento civile degli Stati Uniti.
Obama definì Katherine "una pioniera che ha infranto le barriere dell’etnia e del genere" e il suo merito più grande "è aver mostrato a generazioni di giovani che tutti possono primeggiare nella matematica e nelle altre scienze e arrivare fino alle stelle".
Da questa mattina, lunedì 5 giugno, e fino a venerdì 9, i risparmiatori potranno sottoscrivere i primi Btp Valore.
Un operatore di un'agenzia di trading osserva i dati dello spread, Roma, 9 ottobre 2018, ANSA/ALESSANDRO DI MEO Cosa sono i Btp valoreI Btp Valore sono una nuova tipologia di titoli di Stato pensati per le famiglie italiane e i piccoli risparmiatori. Si tratta di obbligazioni a tasso fisso con cedole crescenti nel tempo, che offrono un premio fedeltà a chi le detiene fino alla scadenza.
I rendimenti minimiGiovedì 1 giugno il Mef ha stabilito i rendimenti dei Btp Valore. Il ministero dell’Economia e delle finanze ha comunicato che la serie dei tassi cedolari minimi garantiti per la prima emissione del Btp Valore è del 3,25% per il primo e secondo anno e 4% per il terzo e quarto anno. Al termine del collocamento verranno annunciati i tassi cedolari definitivi che potranno essere confermati o rivisti, ma solo al rialzo, in base alle condizioni di mercato del giorno di chiusura dell'emissione.
Premio fedeltàNon solo. Il ministero ha previsto anche un premio extra “Premio fedeltà” dello 0,5% sul capitale investito per chi terrà in portafoglio per 4 anni i Btp Valore.
Btp Valore 2023, ecco i rendimenti. Tutto quello che c’è da sapere Come comprare i Btp ValoreIl titolo viene collocato sul mercato alla pari (ovvero con prezzo uguale a 100) attraverso la piattaforma elettronica MOT di Borsa Italiana per il tramite di due banche dealer: Intesa Sanpaolo S.p.A. e Unicredit S.p.A, ma sarà possibile sottoscriverlo presso qualsiasi banca o ufficio postale dove si detiene un conto titoli. Inoltre, i risparmiatori potranno acquistarlo online mediante il proprio home-banking, avendo abilitato le funzioni di trading.
Il codice IsinIl codice ISIN del titolo durante il periodo di collocamento è IT0005547390. L'ISIN (International Securities Identification Number) è il codice riconosciuto a livello internazionale per l'identificazione degli strumenti finanziari sui mercati e nelle transazioni. Servirà a chi vuole acquistare i Btp Valore tramite le varie piattaforme.
Taglio minimoIl collocamento non prevede riparti nè tetti all'investimento, che potrà partire da un minimo di 1.000 euro. Ai risparmiatori sarà sempre assicurata la completa soddisfazione degli ordini, salvo la facoltà da parte del Ministero di chiudere anticipatamente l'emissione. L'eventuale chiusura anticipata non potrà comunque avvenire prima di mercoledì 7 giugno, garantendo al risparmiatore almeno tre intere giornate di collocamento. Nel caso la chiusura anticipata avvenisse alle 17.30 del terzo o del quarto giorno di collocamento, i tassi cedolari definitivi verranno fissati nella mattina del giorno successivo a quello di chiusura del collocamento. Nel caso di chiusura il 9 giugno, i tassi definitivi saranno comunicati il giorno stesso.
Quali sono i beni rifugio, non c’è solo l’oro Il Btp Valore conviene?Difficile dare una risposta univoca. Riportiamo qui le considerazioni fatte da Forbes: “I BTP Valore avranno cedole crescenti, quindi non un tasso unico ma a progressione. Fra cedole annuali che vanno dal 3,25 al 4%, e premio fedeltà finale pari allo 0,5% (più alto rispetto allo 0,08% dell’ultimo BTP Italia), il BTP Valore risulta uno strumento interessante, pronto a far gola all’investitore. A titolo puramente indicativo, i BTP a quattro anni – con scadenza nel 2027 – hanno un tasso che si aggira tra il 3,48 e il 3,56% lordo; un BTP a 5 anni ha un tasso del 3,64/3,68%. Tuttavia, è difficile dire con certezza se investire nel BTP Valore di giugno 2023 conviene oppure no. Ciò dipende da diversi fattori, in primis la propria situazione personale e gli obiettivi di investimento. In ottica di diversificazione del portafoglio, comprare BTP Valore potrebbe essere un buon investimento, ma tieni in considerazione il rischio del rialzo dei tassi di interesse: in caso di aumento, il valore dei titoli di Stato diminuisce”. Sicuramente, per chi ne ha le possibilità, è meglio investire in Btp piutosto che tenere i soldi su un conto corrente ordinario. Resta poi il rischio, ci si augura remoto, di un fallimento dell’Italia. In caso di default i Btp diventerebbero sostanzialmente carta straccia.
Tassazione agevolataVa inoltre ricordato che i Btap Valore saranno soggetti alla tassazione agevolata prevista per i Titoli di Stato. Sul rendimento del titolo si continuerà ad applicare l'usuale tassazione agevolata sui titoli di Stato pari al 12,5% e l'esenzione dalle imposte di successione come per gli altri Buoni del Tesoro Pluriennali.
All’ospedale Santa Maria Goretti di Latina il pronto soccorso viene definito dai camici bianchi ‘il girone infernale’. Ma non si tratta di un caso isolato. A livello nazionale si sta registrando una vera e propria fuga dei medici da questi reparti, un’emorragia che, lo scorso anno, ha raggiunto il ritmo di 100 dimissioni al mese a causa di condizioni di lavoro non più sostenibili, turni massacranti, una scarsa retribuzione e una minor possibilità di far carriera. Nei pronto soccorso mancano circa 5mila medici (3 su 10) e 12mila infermieri. Per il presidente Simeu, Fabio De Iaco, i pronto soccorso devono sopperire alle carenze della medicina del territorio e dei reparti. In seguito al consistente taglio di posti letto avvenuto nel pubblico, tra il 2010 e il 2020, i pronto soccorso sono diventati una sorta di collo di bottiglia tra pazienti critici e ‘codici bianchi’. Questo ha determinato un aumento del carico di lavoro per singolo professionista dal 25% al 50%. Le visite effettuate sono oltre 20 milioni l’anno e la Simeu parla di veri e propri ‘reparti fantasma’ dove oltre 800mia ‘pazienti di nessuno’ stanziano per almeno 2 giorni in attesa di ricevere cure con 18mila anziani che muoiono in barella in attesa di un letto.
di Andrea Spinelli
Cantastorie, prego. Nella sua nuova fatica – Disco X – Daniele Silvestri non si dimette da cantautore, ma sposta il gioco intellettuale dei contenuti dalla riflessione impegnata alla narrazione. Un ritorno del musicista romano, 54 anni, avallato dalle presenze di Giorgia, Frankie Hi Nrg, Franco 126, Fulminacci, i Selton, Wrongonyou, Davide Shorty, Eva Pevarello, Emanuela Fanelli. Ognuno col suo spazio, ma già tutti presenti in quella Intro X messa in apertura della versione cd come assaggio dei contenuti dell’album, sul mercato da venerdì prossimo. "Continuo a coltivare l’ambizione di pubblicare musica solo quando ha senso che esca e valga la pena di farla ascoltare – racconta – Eventualità che con l’avanzare degli anni do sempre meno per scontata".
Mar Ciai parla di razzismo, mentre dietro Colpa del fonico sembra allungarsi l’ombra di Lucio Dalla, citato in Scrupoli da quel verso “a Toronto ci sono stata con Bonetti, era fredda ma intrigante”...
"Se faccio questo mestiere, lo devo proprio a Dalla. Da ragazza mia madre Emanuela, bolognese, cantava jazz con lui e Pupi Avati e per me è sempre stato un riferimento assoluto. Anzi, se un tempo nelle canzoni stavo attento a non somigliargli troppo, ora non me ne preoccupo più".
La X del titolo non è lì a caso.
"No, anche se a caso l’ho messa la prima volta. Quando iniziai a raccogliere sul mio computer spunti interessanti per un nuovo progetto, dovendo dare un nome alla cartella in cui archiviarli la chiamai ‘disco X’ perché al momento l’unica certezza era quella di aver iniziato a lavorare al mio decimo album".
E poi?
"Andando, avanti con le registrazioni, mi resi conto che in un album del genere quella X avrebbe avuto un senso compiuto. Innanzitutto, perché il disco rappresentava un’incognita, in quanto realizzato senza una meta precisa come quella inseguita invece da La terra sotto ai piedi, che se non è un ‘concept’ ci va vicino. Avevo solo voglia di leggerezza e un bisogno antico di rapportarmi in maniera istintiva con le parole".
Come le accadeva agli inizi.
"Già. Quanto a intenzioni trovo Disco X vicino a quelle del mio primissimo album, mai pubblicato: canzoni ispirate a Radici, lo sceneggiato televisivo attinto dal romanzo di Alex Haley, fatte ascoltare soltanto ai miei genitori. Stavano in un’audiocassetta spero tanto caduta nell’oblio".
Pure la scrittura di Disco X s’è rivelata abbastanza anomala.
"Mi sono concesso il lusso di portare in scena la costruzione di questo album eseguendone diverse parti nell’ultimo giro di concerti, così da completarlo con l’apporto del pubblico. Mi nutro di storie, perché tutti siamo fatti di storie da conoscere e scoprire. Così ho chiesto alla gente di raccontarmi le sue; ne ho ricevute tantissime, alcune strepitose, altre dolorosissime, altre ancora irraccontabili. Alcune avevano, però, il germe giusto per diventare canzone. E così è stato. Con mia minima partecipazione nel trasformare in rima quel che fino a quel punto era stato un racconto in prosa".
È il caso del singolo Tutta.
"Su quel pezzo mi ha fregato un libraio di Forlì, Paolo Poni, mandandomi al posto del testo alcuni suoi disegni. In uno di questi c’erano delle parole in forma di canzone, come chiarito pure dal titolo Appunti per una piccola canzone d’amore. Nell’enorme semplicità di quelle parole ho trovato una grande potenza, così, imbracciata la chitarra, trasformarle in un brano è stato semplicissimo".
Nonostante il pressing della Lega e dei sindacati studenteschi il numero chiuso alla Facoltà di medicina e chirurgia resterà. Secondo le organizzazioni sindacali dei medici l’abolizione della selezione non risolve la carenza dei medici ma il ministro della Salute Orazio Schillaci e la ministra dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini concordano su un allargamento del numero programmato. Attualmente un gruppo di lavoro sta elaborando un meccanismo che riesca a prevedere le esigenze che avrà il Sistema sanitario nazionale da qui a 10 anni: le stime del governo parlano di un aumento del numero di iscrivibili ai corsi di laurea in medicina e chirurgia compreso tra il 25 e 30 percento già a partire dal prossimo anno accademico. Terminata l’apertura il governo comincerà a razionalizzare le scuole di specializzazione. Per il 2023 i posti disponibili per Medicina sono 14.787 per Medicina a fronte di 79.356 arrivate. Con l’ampliamento, nei prossimi mesi, il numero degli ammessi potrebbe salire a 18-19mila. Una selezione necessaria per evitare, nella visione di Bernini, "una riduzione degli standard qualitativi di formazione e tirocinio".
Mancata programmazione, pensionamenti anticipati, medici con numeri esorbitanti di assistiti e desertificazione nelle aree disagiate. In tale scenario risulta spesso difficile, se non impossibile, trovare un medico di medicina generale nelle vicinanze di casa. Secondo la Fondazione Gimbe nel nostro Paese mancano quasi 2.900 di famiglia ed entro il 2025 ne perderemo oltre 3.400. Inoltre il 42,1% dei medici supera il tetto massimo di 1.500 pazienti, fatto che incide sulla qualità dell’assistenza. Nel dettaglio si stima una carenza di 2.876 medici di medicina generale con situazioni più critiche al Nord, in particolare in Lombardia (-1.003), Veneto (-482), Emilia Romagna (-320), Piemonte (-229), ma anche in Campania (-349). Nel 2025 a scontare la maggior riduzione di medici di base saranno alcune Regioni del Centro-Sud: Lazio (-584), Sicilia (-542), Campania (-398), Puglia (-383). Stando alle previsioni della Fondazione Gimbe, nonostante l’aumento, grazie alle risorse del Pnrr, del numero di borse di studio ministeriali destinate al Corso di Formazione specifica in medicina generale, i nuovi medici non saranno sufficienti a colmare il ricambio generazionale: entro il 2031 dovrebbero andare in pensione circa 20mila medici di famiglia ma il numero di giovani formati occuperebbe solo il 50% dei posti lasciati scoperti (stime Enpam).
Dagli ambulatori di psichiatria alle guardie notturne, ogni anno in Italia si registrano 1.600 aggressioni al personale sanitario, una media di poco più di 4 al giorno, il 71% delle quali ha avuto come vittima una donna (dati Inail 2019-2021). Secondo un’indagine realizzata da Anaao Assomed, un operatore sanitario su tre è disposto a cambiare lavoro. Tra i reparti più a rischio figura l’area emergenza-urgenza dove – fa sapere la Simeu – "aumenta di due-tre volte il rischio rispetto all’area medica".
Tra dichiarato e sommerso – sempre stando ai dati Simeu – si può affermare che il 100% dei medici e degli infermieri che lavorano in pronto soccorso e nel 118 abbia subito almeno una volta violenza fisica o verbale. Per tentare di tutelare maggiormente il personale sanitario il governo ha introdotto la procedibilità d’ufficio del reato anche nell’ipotesi di lesioni non gravi (quindi, inferiori ai 40 giorni di prognosi) cagionate ad un esercente una professione sanitaria o sociosanitaria nell’esercizio delle loro funzioni e inasprendo le sanzioni penali con reclusione da 2 a 16 anni a seconda della gravità delle lesioni. Prevista, inoltre, la possibilità di istituire presidi fissi della Polizia di Stato presso le strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate dotate di un servizio di emergenza-urgenza.
"Ringrazio i miei uomini per la professionalità e l’impegno che mettono nel loro servizio". In occasione del 209esimo Annuale di Fondazione dell’Arma dei Carabinieri, a fare il punto sull’impegno sul territorio nazionale, con un focus sulla ‘Sanità Pubblica’, dei circa mille Carabinieri per la tutela della salute (i Nas) è il loro comandante, il generale di divisione Paolo Carra.
Alla luce dei controlli effettuati dai Nas nell’ultimo anno qual è lo stato delle RSA in Italia?
"Negli ultimi 12 mesi i Nas hanno operato 4.571 accessi ispettivi presso strutture ricettive individuandone 1.312 non conformi alla normativa (28%), deferendo all’Autorità giudiziaria 685 persone e sanzionandone ulteriori 998, contravvenzionate per un ammontare complessivo di circa un milione di euro".
Nel dettaglio cosa è emerso dalle ispezioni?
"Inadeguatezze strutturali, gestionali e carenze di operatori o la mancata formazione degli stessi necessaria a fornire l’adeguata assistenza agli ospiti. Si è proceduto alla sospensione o chiusura di 85 attività ricettive. Sono stati arrestati 30 operatori assistenziali per maltrattamenti, abbandono di incapaci e diffusione colposa di epidemia per aver causato, con omissioni e trascuratezza, il contagio di ospiti e operatori delle strutture. L’operazione dello scorso gennaio a Foggia ha portato all’arresto di 15 persone per maltrattamenti e abusi sessuali nei confronti di 25 pazienti psichiatrici".
Come si può evitare che situazioni simili si ripetano?
"Il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ha sottoscritto un protocollo d’intesa con la Commissione per l’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, istituita dal Ministero della Salute, per la realizzazione di una Anagrafe centralizzata delle residenze socio-assistenziali, che consentirà, con il prezioso contributo dei Reparti territoriali dell’Arma, la mappatura di tutte le strutture presenti sul territorio nazionale e il rafforzamento del sistema di prevenzione e tutela degli ospiti di strutture assistenziali".
Quali le criticità presenti negli ospedali italiani?
"In seguito ai 28.335 controlli effettuati nell’ultimo anno nel comparto sanitario sono emerse 4.025 non conformità (di carattere amministrativo e penale), sono state arrestate 51 persone per reati legati a fenomeni corruttivi, truffa ai danni del servizio sanitario nazionale e maltrattamenti in danno dei pazienti e sono stati denunciati 3.114 soggetti. Sul fronte dei contratti di appalto stipulati dalle strutture sanitarie per avvalersi di professionalità sanitarie forniti da società esterne, solitamente riconducibili a cooperative, sono state riscontrate irregolarità in 165 posizioni per assenza di titoli abilitativi, svolgimento di attività specialistiche da parte di medici generici, turni di lavoro inferiori rispetto alle condizioni di appalto".
E sul fronte delle mense ospedaliere?
"Il 34% dei 992 punti di cottura e preparazione pasti ubicati all’interno di altrettante strutture sanitarie, sia pubbliche sia private, sottoposti a controllo nel 2023 ha evidenziato irregolarità: 431 le infrazioni penali e amministrative accertate per violazioni nella gestione degli alimenti, mancata rispondenza in qualità e quantità ai requisiti prestabiliti dai capitolati d’appalto e uso di ambienti privi di adeguata pulizia e funzionalità".
Criminalità farmaceutica: quali sono i principali illeciti?
"Il comparto farmaceutico rappresenta un target ideale per il riciclaggio di denaro proveniente dalle attività di organizzazioni criminali. Illeciti profitti derivano, inoltre, dal commercio illegale di farmaci ad alto costo, ad azione stupefacente e anabolizzante, approvvigionati mediante false ricette mediche o attraverso l’acquisto on-line. I nuovi modelli di controllo di vigilanza on-line consentono di individuare siti web e inserzioni promozionali su piattaforme di vendita a distanza utilizzati per la vendita di farmaci e prodotti sanitari vietati. Nell’ultimo anno sono stati oscurati e sono stata interrotte pratiche illecite di 89 siti web e offerte on-line scorrette. Nel 2022, nell’ambito dell’operazione internazionale ‘Pangea’, sono state verificate più di 2mila spedizioni, sequestrando circa 43mila farmaci provenienti in gran parte da Singapore, Cina, India".
Quali sono i principali farmaci venduti illegalmente online?
"Da una iniziale offerta di farmaci per curare le disfunzioni erettili, farmaci dimagranti e anabolizzanti per l’uso sportivo, si è passati agli psicofarmaci, agli antidepressivi, agli ipnoinduttori, ai diuretici fino agli antiepilettici. Durante l’emergenza pandemica sono stati individuati e oscurati più di 300 siti che offrivano in vendita o pubblicizzavano farmaci ritenuti in grado di curare il Covid-19".
Giulia Prosperetti
di Roberto Davide Papini
La gag è già nel titolo (almeno in quello inglese): Chicken Run: Dawn of the Nuggets, ovvero “Galline in fuga: L’alba dei nuggets“, dove il riferimento è ai bocconcini di pollo fritto dei fast food. Il sequel di Galline in fuga (il successo del 2000 diretto da Peter Lord e Nick Park) viene annunciato dallo stesso Lord a Cartoons on the Bay, il festival internazionale dell’animazione che si è chiuso ieri a Pescara. "Il filo conduttore dei nostri film è sempre un umorismo molto british e sarà così anche in questo caso" dice Lord, cofondatore, regista e produttore della società inglese Aardman dalla quale sono usciti successi come Wallace & Gromit e Shaun, una vita da pecora. "Abbiamo quasi finito il sequel di “Galline in fuga“ – continua Lord – e uscirà a dicembre per Netflix. Non volevamo assolutamente chiamarlo Galline in fuga 2, ci sembrava banalissimo e allora nella nostra ironia lo abbiamo chiamato Dawn of the Nuggets".
L’ambientazione sarà leggermente diversa: "Se il primo film era ambientato a fine anni ‘50, questo è nei primi anni ‘60. È in una fattoria inglese, i due personaggi principali hanno una figlia di nome Molly che ha un carattere molto forte e sarà una nuova protagonista" dice Lord che al festival organizzato da Rai Com e diretto da Roberto Genovesi è stato celebrato con un premio alla carriera. "Sarà un film d’azione, un po’ di spionaggio e un po’ Heist Movie (un film del colpo grosso, ndr). Una sorta di Mission: Impossible, ma con le galline". Nel grande successo ottenuto da Galline in fuga c’è un aspetto che non va sottovalutato: si tratta di un film con eroine femmine in anticipo sui tempi. "Sono molto orgoglioso delle mie Galline in fuga già così femministe ed emancipate 25 anni fa. Solo dieci anni dopo gli Studios hanno cominciato a usare le eroine donne come protagoniste", continua Lord.
"In realtà – spiega il regista – la loro emancipazione non era una cosa voluta, è stata la storia stessa a farlo. È divertente che le galline siano ovviamente tutte femmine e tutte inglesi e arriva il gallo, maschio e americano, che dovrebbe salvarle tutte, ma non succede. Abbiamo stravolto anche questo stereotipo perché le galline diventano eroine e si salvano da sole".
Nel corso di Cartoons on the Bay, Luca Milano, direttore di Rai Kids (che poi sarebbe Rai Ragazzi, ma gli è stato cambiato nome forse per un vezzo anglofilo) ha presentato le novità in animazione (e non solo) delle prossime stagioni a partire dallo special su don Milani, La meravigliosa storia di Barbiana, in onda a settembre e realizzato da Larcadarte, in collaborazione con Lynx. Un modo per continuare a celebrare il centenario della nascita del sacerdote. Quanto ai premi assegnati dal festival, come miglior lungometraggio è stato scelto Il diario segreto di Anna Frank (2021) dell’israeliano Ari Folman.
Gabriele
Canè
A questo punto i casi sono due. O i Comuni si impegnano ad accantonare cifre importanti per fare fronte alla pioggia di denunce, e di condanne che inevitabilmente si abbatterà su di loro. Oppure, incominciano a fare il loro dovere: a far rispettare la legge. Le norme della Costituzione, ad esempio, richiamate dalla sentenza choc della Cassazione che condanna il Comune di Brescia a risarcire una famiglia per i danni subiti dalla mala movida. Perché un conto è il legittimo divertimento, il ritrovarsi in strada a chiacchierare, scherzare, anche fino a tardi. Altro è quello che spesso succede il fine settimana nei centri storici delle nostre città, in particolare di quelle ad alto tasso turistico, a cui corrisponde quasi sempre un altissimo tasso alcolico e di decibel. Situazioni arcinote, che si ripetono negli stessi luoghi, alle stesse ore, quasi sempre ignorate, qualche volta "osservate", quasi mai sanzionate. Il cittadino telefona, il centralino chiede notizie: "Interverremo". Nessuna meraviglia che la decisione della Corte, analoga a una in appello a Torino, preoccupi e non poco i tesorieri dei municipi italiani. Evidentemente molto più di quanto ha fatto fino ad ora la legittima e consolidata rabbia di chi non riesce a dormire. Certo, non è facile conciliare il diritto al divertimento e quello al riposo. Ma quando e dove le situazioni sono così sbilanciate, non occorrono i sociologi per trovare un punto di equilibrio. Ora il timbro della Cassazione conferma che per distinguere il divertimento dalla molestia, dalla violenza, per far capire che esistono limiti, confini, basta applicare le leggi esistenti. Quelle che dovrebbero tenere per un po’ in galera l’ennesima "ambientalista" che si è tuffata nella fontana di Trevi e ha picchiato pure gli agenti. Quelle che obbligano ad abbassare i decibel, e a tenere alta la consapevolezza civica, l’operatività dei Comuni. A fare cioè quello che non è stato fatto.
È stata sottoposta a Trattamento sanitario obbligatorio la donna che, sabato sera, dopo aver fatto il bagno nella fontana di Trevi, ha aggredito due agenti della polizia locale
di Roma Capitale. La scena, visti i tanti turisti, è stata filmata e diffusa sul web e anche sulla pagina Instagram e sul profilo Telegram di Welcome to favelas. La donna, dopo essere entrata nella fontana, è stata invitata da un vigile a uscire. Inutilmente. Allora l’agente è entrato in acqua per recuperarla. E la donna lo ha colpito con uno schiaffo. Trascinata fuori dalla fontana, ha fatto cadere con un calcio una vigilessa. Alla fine è stata portata via e sottoposta a Tso.
di Federica Pacella
E ora vediamo chi si diverte di più. Il sindaco non garantisce "il rispetto delle norme di quiete pubblica" e dimentica di difendere "la salute dei cittadini" dalla malamovida? I danni li paga lui. Tipo: insonnia da urlacci alle finestre e stress da birreria sotto casa. La Corte di Cassazione s’è espressa su una causa partita da Brescia chiudendo una battaglia legale (e familiare: ci torneremo) lunga oltre dieci anni. È una sentenza (la numero 14209) che fa anch’essa rumore e soprattutto può fare giurisprudenza in tutti i quartieri della notte sregolata, dal Nord al Sud del Paese. Per i supremi giudici "la tutela del privato che lamenti una lesione del diritto alla salute è incomprimibile nel suo nucleo essenziale" sulla base dell’articolo 32 della Costituzione. Il cittadino deve poter dormire sonni tranquilli e il sindaco inerte, distratto o negligente può essere condannato "sia al risarcimento del danno" sia obbligato a "riportare le immissioni al di sotto della soglia di tollerabilità". Certo, per mettere la sordina ai decibel bisognerà rivolgersi a un tribunale. Ma la Cassazione ha aperto la strada e stabilito da quale parte stare. Residenti uno, movida zero.
Un passo indietro. I giudici hanno accolto il ricorso presentato da Gianfranco Paroli e moglie per gli schiamazzi nel centro di Brescia, quartiere del Carmine. La vicenda è annosa e intreccia affetti (più o meno) e politica. La battaglia inizia nel 2012 quando sindaco è Adriano Paroli, oggi senatore di FI ma soprattutto fratello minore del Paroli Gianfranco. Il maggiore ha sempre sostenuto che la richiesta di pace notturna non fosse una "questione di famiglia". Oggi ribadisce: "È una lotta per la tutela dei diritti fondamentali alla salute, alla tranquillità della vita familiare e alla proprietà privata. Purtroppo, lo dico con amarezza, siamo stati costretti a portarla avanti da soli nelle aule di giustizia, sopportando oneri significativi e pesanti attese". Accanto al Paroli furioso, al lancio della sfida, c’era pure Roberto Margaroli, fratello dell’ex assessore al Commercio Maurizio Margaroli: per qualche tempo si profilò persino l’ipotesi di una “lista dei fratelli“ alle elezioni locali (poi vinte nel 2013 dal dem Emilio Del Bono). Ma il progetto antimovida naufragò rapidamente.
In questi anni è invece andata avanti la campagna giudiziaria. Con esiti alterni. In primo grado la coppia Paroli e consorte aveva avuto ragione: il Tribunale ordinò al Comune di predisporre un servizio di vigilanza con agenti per disperdere la folla entro mezz’ora dalla chiusura dei locali. La Corte d’Appello aveva poi rovesciato il verdetto, sostenendo che sulla Loggia non ricadevano obblighi d’intervento, in assenza di norme ad hoc. Ora, la terza sezione civile della Cassazione ha accolto il ricorso stabilendo che l’amministrazione "è tenuta a osservare le regole tecniche o i canoni di diligenza e prudenza nella gestione dei propri beni e, quindi, il principio del neminem ladere". Può quindi essere condannata sia a risarcire il danno sia ad agire per riportare le immissioni di rumori sotto la soglia di tollerabilità. La parola torna ora alla Corte d’Appello di Brescia che dovrà recepire la sentenza di Cassazione.
"Servirebbe un intervento legislativo che abbini i poteri alle responsabilità, per poi far rispettare le regole", ragiona il sindaco di Ravenna e presidente dell’Unione delle Province, Michele De Pascale: "Il danno economico per i Comuni potrebbe essere enorme". Le premesse ci sono. I comitati anti movida selvaggia hanno già telefonato agli avvocati. A Roma, da Trastevere a Monti, sono "pronti alle class action". A Bologna vivono "sotto assedio" gli abitanti di piazza Verdi, i residenti di via Petroni e dintorni subiscono "la nuova moda delle casse con musica a tutto volume", piazza San Francesco "è invivibile fino alle 4 del mattino". I comitati di Milano hanno già vinto una battaglia contro i bar in zona Garibaldi e sono pronti alle barricate dai Navigli a Porta Nuova. Altrove, da Brescia a Firenze, i sindaci chiamano i rinforzi. Tra gli ultimi lasciti della giunta Del Bono c’è il progetto per il Carmine "Keep calma and enjoy Brescia": 15 “street tutor“ – i guardiani della movida – schierati sulle strade del divertimento notturno. A Firenze sono appena tornati in servizio 24 steward tra Santo Spirito, Santa Croce, Sant’Ambrogio e piazza della Repubblica.
L’appello del Papa per la fratellanza universale si fa abbraccio tra migliaia di giovani in piazza San Pietro. Ragazze e ragazzi di estrazione sociale e nazionalità diverse uniti sotto il colonnato del Bernini, da secoli icona di una Chiesa che si stringe attorno al mondo. Il gesto, di grande valenza simbolica in un contesto geopolitico flagellato, dall’Ucraina al Sudan, da una Terza guerra mondiale combattuta a pezzi, per dirla con lo stesso Francesco, rappresenterà il momento culminante del Meeting mondiale sulla fratellanza umana, in agenda sabato. Presiederà l’incontro il Papa che in piazza San Pietro sarà accompagnato da trenta Premi Nobel (del calibro dell’economista Muhammad Yunus e del peacemaker Juan Santos), oltre che da una moltitudine di volontari attivi in diverse realtà ecclesiali votate alla promozione umana.
Il meeting s’intitola ’Not alone’ (#notalone) ed è organizzato dalla Fondazione vaticana Fratelli tutti, in collaborazione con la Basilica di San Pietro, il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e il Dicastero per la Comunicazione. L’intento dei promotori, che si ispirano alla terza enciclica di Bergoglio, Fratelli tutti, pubblicata nel 2020, è quello, da un lato, di valorizzare sul piano generale la cultura della fraternità e della pace e, dall’altro, d’incoraggiare, nella vita dei singoli, l’impegno personale in scelte e in pratiche di riparazione, dialogo e perdono.
Quanto al programma dell’evento, in mattinata i Premi Nobel si incontreranno in Vaticano con personalità della scienza, della cultura, del diritto e delle organizzazioni internazionali per redigere un appello per l’amicizia sociale. A seguire, alle 16, il messaggio sarà consegnato in piazza San Pietro al Papa (e di conseguenza al mondo) prima dell’abbraccio dei giovani sotto il colonnato del Bernini. "Vogliamo proporre un’alternativa all’isolamento e rimettere al centro delle nostre culture la dignità umana – spiega il cardinale Mauro Gambetti, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, arciprete della Basilica di San Pietro –. Siamo persone in relazione, ogni giorno percorriamo pezzi di strada insieme: nessuno può essere lasciato indietro o escluso. Solo superando gli egoismi potremo aspirare a costruire una società più giusta ed equa, in cui vivere in pace gli uni con gli altri".
Accolta a caldo con attenzione ed entusiasmo, l’enciclica Fratelli tutti, insieme alla precedente Laudato si’, rappresenta il documento magisteriale di papa Francesco a più forte impronta sociale. È stata scritta sulla scia dello storico – ma ancora sottovalutato – Documento sulla fratellanza umana, firmato nel 2019 dal Pontefice e dal Grande Imam di Al-Azhar, massima autorità dell’Islam sunnita. Incoraggia la fraternità e l’amicizia, condanna la pena di morte, non fa sconti al pensiero neo-liberista e sostiene il rilancio degli organismi internazionali contro i rigurgiti nazionalisti. Col tempo, complice anche l’onda lunga dei populismi identitari, l’enciclica è uscita progresssivamente dal dibattito pubblico. Il meeting ne incoraggia la riscoperta. Fuori e dentro la Chiesa.
Giovanni Panettiere
di Elena G. Polidori
È la fine – almeno sul fronte della fede – del caso della Madonna di Trevignano. Ieri è infatti intervenuto sul caso direttamente papa Francesco con parole molto chiare, pronunciate dagli studi televisivi di ’A sua immagine’, su Raiuno, nella messa in onda della prima, storica volta, di un papa in tv: "Quando una devozione mariana è incentrata troppo su se stessa non va bene. Non va bene sia nella persona devota, sia nelle persone che la portano avanti". "A volte – ha osservato il Pontefice – ci sono state apparizioni vere della Madonna, ma sempre con lei che ha segnalato Gesù. Come ha detto nelle nozze di Cana, segnalando Gesù. Ma quando la devozione è incentrata troppo su se stessa non va bene".
Già venerdì scorso, alla vigilia di un nuovo appuntamento (ogni 3 del mese alle 3) dato dalla presunta veggente, Maria Giuseppa Scarpulla, in arte Gisella Cardia, sulla "collina delle apparizioni" di Trevignano – un luogo vincolato da ferree norme che regolano il territorio del parco di Bracciano e Martignano, dove sempre la Scarpulla aveva in mente di costruire un santuario in stile Medjugorje – era intervenuto il vescovo competente di Civita Castellana, Marco Salvi, invitando i fedeli a disertare l’appuntamento, ma soprattutto obbligando i sacerdoti a tenersi lontani, cosa che è puntualmente avvenuta. Il raduno di sabato scorso si è rivelato un flop dal punto di vista delle presenze (inferiori a quelle delle volte precedenti) e soprattutto non si sono visti presuli dispensare benedizioni e confessioni nel grande prato vista lago, mentre la presunta veggente salmoidiava rosario e messaggi divini.
Quel che si è visto, invece, è stata ancora una volta una folta presenza di forze dell’ordine chiamate non solo a presidiare le strade, ma anche a raccogliere informazioni per l’inchiesta a cui sta lavorando (ormai da tanto tempo) la procura di Civitavecchia.
Alle parole del Santo Padre, la veggente ha risposto infastidita: "Ho già parlato abbastanza non è servito a nulla". Quel che appare certo è che se i raduni dovessero proseguire, a questo punto la signora Cardia e il marito Gianni, che molta parte di responsabilità ha in questa storia, si porrebbero chiaramente fuori dalla Chiesa. Ma non c’è solo l’aspetto religioso in questa vicenda lunga sette anni. I coniugi Cardia sono stati accusati di una serie di abusi su un territorio vincolato a esclusivo utilizzo agricolo dove, sempre pochi giorni fa, dopo richieste di accesso agli atti e ripetute azioni legali del "Comitato per la Legalità" che si è formato a Trevignano tra i residenti per combattere lo scempio del territorio, l’Ente Parco ha fatto sentire la propria voce. Ha revocato l’autorizzazione a una recinzione, data ben 4 anni fa, per difendere un’ipotetica piantumazione di ortaggi dai cinghiali.
Piantumazione che non si è mai vista mentre si sono viste "crescere" 61 panche di legno, 10 lampioni, moquette al posto dell’erba e persino un parcheggio per le auto. Ora si attende di capire se il Comune di Trevignano darà seguito alle richieste del Comitato riguardo il cambio di destinazione d’uso che la signora Scarpulla ha fatto sul terreno dove voleva "costruire il Santuario", con tanto di "pozzo" da dove far sgorgare "acqua santa" o piuttosto presunta tale.