New York, 13 novembre 2023 – La situazione nell’ospedale di al Shifa, il più grande di Gaza, è descritta come “catastrofica” da chi ci lavora. "Non c’è più acqua, cibo, latte, per bambini”, racconta il direttore Muhammad Abu Salmiya, intervistato oggi dalla CNN. Chi rischia di più sono i neonati, che il personale ha dovuto estrarre dalle incubatrici, non più funzionanti per mancanza di energia elettrica. I bimbi nati prima del termine soffrono più degli altri l’ipotermia. Così i medici fanno l’impossibile per tenerli al caldo. “Li avvolgiamo in carta di alluminio, e lì mettiamo accanto a contenitori di acqua riscaldata”. Un tentativo disperato di salvarli che evidentemente non basta. Secondo il ministero della Salute di Hamas sarebbero 7 i neonati prematuri e 27 i pazienti adulti morti a causa del collasso delle terapie intensive e delle sale operatorie non più attive. Muhammad Abu Salmiya conferma il decesso di “diversi bambini”. E anche l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) fa sapere che "il numero di pazienti morti è aumentato in modo significativo”, dopo che la struttura è rimasta senz’acqua ed elettricità.
EDITORS NOTE: Graphic content / Men walk as Patients rest at Al-Shifa hospital in Gaza City on November 10, 2023, amid ongoing battles between Israel and the Palestinian Hamas movement. Heavy fighting was raging near Al-Shifa hospital, with Israel saying it had killed dozens of militants and destroyed tunnels that are key to Hamas's capacity to fight. Israel launched an offensive in Gaza after Hamas fighters poured across the heavily militarised border on October 7, killing 1,400 people, mostly civilians, and taking around 240 hostages. (Photo by Ismail Zanoun / AFP)Il direttore dice di aver chiesto a Israele 600 litri di carburante per far funzionare i suoi generatori, ma l'esercito di Tel Aviv non avrebbe ancora risposto. Ieri il governo Netanyahu aveva messo a disposizione 300 litri di carburante per l'ospedale, ma il personale ha troppa paura per uscire dalla struttura e andarlo a prendere. E in ogni caso “i 300 litri di carburante offerti sono sufficienti appena per far funzionare l'ospedale per 30 minuti''.
Israele sostiene che sotto l'ospedale ci sarebbe un centro di comando di Hamas e ora circonda con le truppe di terra la struttura. Il presidente israeliano Isaac Herzog nega che ci sia un assedio in corso e afferma invece che dentro “tutto funziona”.
“I carri armati sono davanti all'ospedale – spiega il dottor Ahmed al-Mokhallalati, citato dal Guardian –. È una zona totalmente civile. Solo strutture ospedaliere, pazienti ospedalieri, medici e altri civili ricoverati in ospedale. Qualcuno dovrebbe fermarli. Hanno bombardato i serbatoi (dell'acqua), hanno bombardato i pozzi d'acqua, hanno bombardato anche la pompa dell'ossigeno. Hanno bombardato tutto nell'ospedale. Quindi difficilmente sopravvivremo. Diciamo a tutti che l'ospedale non è più un luogo sicuro per curare i pazienti. Stiamo danneggiando i pazienti trattenendoli qui”.
Ad al Shifa ci sarebbero ancora più di 3.500 persone, circa 650 pazienti, 500 operatori sanitari e 2.500 sfollati.
La CNN ha parlato con un giornalista freelance all'interno di Al-Shifa che ha descritto “dozzine di corpi ancora da seppellire, ambulanze che non sono state in grado di raccogliere i feriti e sistemi di supporto vitale senza elettricità per funzionare. I medici lavorano a lume di candela, il cibo è razionato e le persone all'interno bevono l'acqua delle tubature”. Il corrispondente di Al Arabiya, Khader al Zaanoun, che si trova all'interno dell'ospedale, riferisce che “la comunicazione è pessima ed è quasi impossibile per noi riferire cosa sta succedendo nell'ospedale e nei suoi cortili, abbiamo a malapena linee cellulari ma niente internet”.
Continua ad alzare la voce, con pochi risultati, l’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Il mondo non può restare in silenzio mentre gli ospedali, che dovrebbero essere rifugi sicuri, si trasformano in scenari di morte, devastazione e disperazione. Cessate il fuoco. Ora”, scrive in un post su X (ex Twitter) il direttore dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, che fa riferimento anche a un altro importante ospedale della Striscia di Gaza, Al Quds, anch’esso fuori funzione. Israele afferma di consentire ai civili di lasciare l'ospedale in sicurezza seguendo un corridoio verso est fuori dal complesso. Ma mentre c’è gente che lascia la struttura, altri vi cercano di continuo soccorso e riparo.
Migliaia di persone, arrivate anche da Galles e Irlanda, sono scese nelle strade di Manchester, sfidando il maltempo e la pioggia (comunque non fitta), per rendere l'ultimo omaggio a Sir Bobby Charlton, una delle leggende dello United, morto il mese scorso all'età di 86 anni e per il quale oggi la città si è 'fermata'. Il carro funebre, che trasportava la bara del calciatore campione del mondo nel 1966 ha attraversato la città fino alla cattedrale di Manchester, ed è stato applaudito calorosamente dalla folla durante tutto il tragitto. Nel suo percorso, il corteo ha attraversato diversi luoghi emblematici strettamente legati alla carriera del calciatore: il leggendario stadio Old Trafford, teatro di tutte le sue imprese, e la famosa "United Trinity", una statua che immortala Charlton insieme a Denis Law e George Best, vincitori con Sir Bobby della Coppa dei Campioni che lo United conquistò contro il Benfica di Eusebio nel 1968. Fra coloro che hanno partecipato alle esequie e alla celebrazione religiosa c'erano l'ex allenatore dei Red Devils Alex Ferguson, l'attuale ct dell'Inghilterra, Gareth Southgate, e il principe William. E poi altri ex idoli del Manchester United, come Steve Bruce e Bryan Robson. Quest'ultimo ha voluto ricordare, intervistato dalla Bbc, che "Sir Bobby era un giocatore fantastico, ma ancor più una bella persona, disponibile con tutti. Per lui niente contava di più che giocare al meglio possibile, per il Manchester United e per l'Inghilterra". "Era un uomo umile e un padre di famiglia modello, il ricordo che ne ha fatto suo nipote mi ha commosso", ha detto invece Alex Stepney, suo ex compagno di squadra. Bobby Charlton, 249 gol in 758 presenze con la maglia del Manchester United, con cui ha vinto, oltre alla Coppa dei Campioni, tre titoli inglesi e una FA Cup, vincitore dei Mondiali e Pallone d'Oro nel 1966, è morto il 21 ottobre, dopo una caduta accidentale nella casa di riposo dove risiedeva da qualche tempo.
"Chiediamo ad horas un'audizione in Commissione Lavoro della commissione di Garanzia sugli scioperi". A dichiararlo è il capogruppo Pd in Commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto. "Vogliamo capire - aggiunge - quali siano stati i criteri per cui si è proceduto alla precettazione a differenza di altri scioperi indetti dai sindacati autonomi. Salvini è un ignorante che non sa che i lavoratori ci rimettono di tasca propria quando si astengono dal lavoro. A differenza di chi da uno scranno ministeriale può sparare qualsiasi fesseria senza pagare pegno. Non ci fidiamo di chi usa il proprio potere per condizionare organismi che dovrebbero essere terzi. Vogliamo capire come è andata davvero. E vogliamo capirlo in Parlamento".
La premier Giorgia Meloni dovrebbe intervenire in Parlamento per un premier time, il 23 novembre al Senato e il 13 dicembre alla Camera, per rispondere alle interrogazioni dei parlamentari. Attese molto domande sulle riforme e il memorandum Italia-Albania sui migrati. E proprio sull'intesa tra Roma e Tirana ci saranno il 21 novembre alla Camera le comunicazioni del ministro degli esteri Antonio Tajani.
Erano in tanti quelli che speravano in una riconciliazione tra padre e figlio in occasione dell’imminente compleanno del genitore. I protagonisti sono Carlo III d’Inghilterra, 75 anni il 14 novembre, e Harry, il secondogenito che il monarca ha avuto dalla compianta moglie Lady Diana. Ma i due, al contrario, sarebbero lontani da un riavvicinamento e sarebbero sempre più distanti.
Fino a pochi giorni fa, sul ‘Sunday Times’, ripreso poi da molti altri quotidiani britannici, si leggeva che i Sussex avevano rifiutato l’invito a corte, mandato loro da Buckingham Palace affinché i duchi partecipassero ai festeggiamenti del monarca, insieme agli altri Windsor. Secondo le voci che circolavano, Harry, convinto da Meghan, avrebbe detto di no per un party in programma proprio il 14 novembre presso Clarence House, a Londra. Poco dopo, però, è arrivata la smentita da Montecito, dove abitano i Sussex da ormai tre anni. Un portavoce della coppia, infatti, ha detto al giornale ‘MailOnline’ che non c’è stato alcun contatto da parte di Buckingham e nessun invito. Anche un’altra fonte vicina a Harry e Meghan ha confermato la notizia, aggiungendo che il duca, come ha sempre fatto negli ultimi anni, contatterà il padre per vie private per augurargli un felice compleanno. Come sottolinea anche il ‘Daily Mail’, cinque anni fa, poco dopo le nozze, Harry e Meghan avevano scelto di rimandare la loro luna di miele per non perdere il garden party allestito in onore dei 70 anni di Carlo, all’epoca ancora principe. Tante cose, da allora, sono cambiate…
Per quanto riguarda i programmi in vista del settantacinquesimo compleanno di re Carlo III, quello che si sa, per il momento, è che The King's Foundation (in precedenza The Prince’s Foundation), la fondazione benefica creata sovrano, ha previsto due eventi, uno nei giardini di Highgrove House, e un altro a Dumfries House, con un tè pomeridiano organizzato per lunedì 13 novembre. Come anticipato, poi, il monarca festeggerà il compleanno con Camilla e probabilmente William e Kate e altri ospiti selezionati alla residenza reale di Clarence House.
C’è anche chi ha fatto notare che certe notizie sui Sussex sarebbero state diffuse per distogliere l’attenzione dal recente e controverso viaggio istituzionale di Carlo e Camilla in Kenya. Nel tour il sovrano ha più volte preso le distanze dal passato coloniale della Gran Bretagna, sottolineando che non ci sono scuse per gli abusi compiuti all’epoca. Si tratta di un tema che ancora oggi fa molto discutere e crea imbarazzi alla monarchia inglese, soprattutto nei rapporti coi territori del Commonwealth. Ad alleggerire l’atmosfera non è servito nemmeno il discorso ufficiale di Carlo III quando, alla cena di stato a Nairobi, il re ha sottolineato l’importanza del Paese africano per la sua famiglia. Fu proprio durante una vacanza in Kenya, per esempio, che Kate ricevette la proposta di matrimonio da William. I principi di Galles rappresentano il volto moderno della Corona britannica e sono molto amati, anche oltremanica. Secondo alcune voci di Palazzo, poi, prima di andare in Africa Carlo e Camilla avrebbero litigato furiosamente proprio a causa di Harry. Il sovrano avrebbe voluto porgere un ramoscello d’ulivo al figlio, anche in occasione del suo prossimo compleanno. A quanto pare, la regina consorte non ne vuole sapere, soprattutto dopo il ritratto impietoso che il duca di Sussex ha fatto della matrigna nella sua autobiografia-scandalo ‘Spare’, uscita a gennaio 2023.
Di recente Carlo III è stato protagonista di un altro momento storico. Il sovrano, infatti, ha pronunciato il suo primo King’s Speech a Camere riunite. Il discorso di un re, maschio, non si era più tenuto dall’ultimo intervento di Giorgio VI nel 1950. Per settant’anni, poi, era stata Elisabetta II a occuparsi del Queen’s Speech. Questi discorsi di re e regine, in realtà, sono scritti dal primo ministro e servono a illustrare l’agenda legislativa dell’esecutivo in vista della nuova sessione parlamentare. In quanto speaker, i monarchi sono tenuti a mostrarsi imparziali e impassibili. Giunta la sua occasione, Carlo III ha cercato di fare del suo meglio, ma agli analisti del linguaggio verbale e non verbale non sono passati inosservati i suoi sospiri, il lieve movimento con la spalla e alcune occhiate perplesse, rivolte a Lord e deputati, quando il re, noto ambientalista, ha dovuto leggere del via libera a nuove trivellazioni di gas e petrolio nel Mare del Nord, così come delle decisioni in merito alla politica sulle risorse energetiche, indicati nel programma del premier Rishi Sunak. Bocconi amari che il monarca, obtorto collo, deve essersi sforzato di mandare giù.