"Chiedo al regime iraniano di ritirare la decisione di vietare il viaggio alla madre, al padre e al fratello di Mahsa Amini. Il loro posto martedì prossimo è all'Eurocamera a Strasburgo per ricevere il premio Sakharov, insieme alle coraggiose donne iraniane. La verità non può essere messa a tacere". Lo scrive su X la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola in vista della cerimonia che si terrà alla plenaria la settimana prossima per l'assegnazione del premio Sakharov alla giovane curdo-iraniana, morta lo scorso anno mentre era sotto custodia della polizia locale.
I morti a Gaza sono arrivati a 17.700. Lo ha comunicato il ministero della Sanità gestito da Hamas fornendo il nuovo bilancio delle vittime dall'inizio della guerra.
Manila, 9 dicembre 2023 - Cresce la tensione tra Cina e Filippine per la secca di Scarborough, rivendicata da entrambi i Paesi. Le autorità di Manila hanno denunciato le "azioni illegali e aggressive" della guardia costiera di Pechino nel mar Cinese meridionale. Le forze cinesi hanno sparato con i cannoni ad acqua contro una nave dell'Ufficio filippino della pesca, che stava portando rifornimenti ad alcuni pescherecci ormeggiati vicino all’atollo conteso.
Diversi video ripresi dalla Task force filippina per il mar cinese meridionale, ente inter-governativo, mostrano le sue operazioni cinesi di intimidazione intorno alla secca di Scarborough. Nell'attacco almeno 8 volte gli idranti cinesi sono stati puntati contro navi civili filippine, danneggiando radio e apparecchiature di navigazione.
Le navi dell'Ufficio della pesca filippino erano in missione per rifornire carburante e beni alimentari oltre 30 pescherecci all'ancora vicino alla secca di Scarborough. La Task force filippina ha denunciato: "Impedire la distribuzione degli aiuti umanitari non è solo illegale ma anche disumano".
Ma non solo idranti, le navi della guardia costiera cinese hanno effettuato "manovre pericolose" e utilizzato un potente dispositivo acustico a lungo raggio che ha disorientato i membri dell'equipaggio filippino.
Pechino ha risposto alle accuse sottolineando di aver adottato solo "misure di controllo" contro i tre pescherecci filippini che navigavano nelle acque vicino alla secca, considerate statali.
L’area contesa si trova all'interno della zona economica esclusiva delle 200 miglia nautiche delle Filippine, ma dal 2012 è sotto il controllo di Pechino, che ha costretto i pescatori di Manila a spostare le loro attività. Sebbene la Cina rivendichi circa il 90% del mar Cinese meridionale, la Corte permanente di arbitrato nel 2016 ha dichiarato che le pretese di Pechino non hanno basi legali.
Roma, 9 dicembre 2023 – “La priorità è ora la riduzione dei tassi. La Bce non può più tergiversare: serve un taglio per evitare avvitamenti dell’economia europea e, anzi, per ridare slancio a investimenti e consumi di imprese e famiglie". Il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani, indica senza mezzi termini il primo punto di un’agenda dell’Ue che deve vedere, insieme con un allentamento della politica monetaria di Francoforte, "una visione congiunta e comune della politica economica europea che contempli il nuovo Patto di stabilità, il Mes, l’Unione bancaria e l’armonizzazione fiscale, perché serve una logica a pacchetto e non a pezzi separati".
Il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani (Ansa)Partiamo dai tassi: perché tagliare subito?
"Penso che sia giunto il momento che la Bce li abbassi il prima possibile. Sarebbe un messaggio significativo a favore dell’economia reale, delle famiglie, delle imprese. L’inflazione scende: da noi di più di 10 punti in un anno. E lo stesso vale per gli altri Paesi europei. Le Borse vanno bene: penso nello specifico a Milano. Lo spread è in calo e stabile. Ci sono tutte le condizioni per invertire la rotta e non ci sono più alibi (dal momento che io ero contrario ai rialzi fin dall’inizio) per non farlo".
Quali benefici ci possiamo attendere, a quel punto?
"È evidente che un allentamento della stretta monetaria della Bce permette alle banche di ridurre, a loro volta, i tassi per prestiti e mutui. Non a caso, il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha fatto presente più volte come sia opportuno ridurre i tassi quanto prima, perché l’accesso al credito è fondamentale".
I tassi sono, però, uno degli aspetti di quello che definisce il “pacchetto della politica economica europea”.
"Certo. Va definita a livello europeo una strategia complessiva macroeconomica per sostenere l’economia continentale nei suoi molteplici comparti. E in questa visione devono entrare tutte le leve e tutte le istituzioni con un approccio comune: Patto, Mes, Unione bancaria, armonizzazione fiscale. Se si è europeisti, come lo sono io, allora serve un pacchetto di scelte, non decisioni singole che fanno comodo a uno Stato e non ad altri. Altrimenti rischiamo che l’Europa non sia più neanche un ’gigante economico e un nano politico’, ma un nano e basta".
Per la riforma del Patto di Stabilità siamo alla stretta finale?
"Si va nella giusta direzione cercando di trasformare il Patto di Stabilità nel Patto di Crescita e stabilità. Il tema chiave per noi è la crescita. Se va a buon fine il lavoro che sta facendo Giorgetti, sostenuto dal governo, per avere tempi meno rigidi per la riduzione del debito e margini più flessibili per il deficit, con l’esclusione delle spese del green deal e quelle legate alla guerra in Ucraina, allora credo possa arrivare presto il nuovo accordo. Anche la Francia, del resto, come dice la ministra Boone al vostro giornale, è schierata sulle nostre posizioni".
La ministra Laurence Boone ha sostenuto anche che “non si può andare avanti in Europa, senza l’Italia a bordo”.
"Mi fa piacere, ovviamente. È evidente, del resto, nei fatti".
Arriviamo al Mes: su questo nella maggioranza la vostra posizione a favore è differente da quella di Lega e FdI.
"La nostra posizione è sempre stata differente. Noi eravamo favorevoli all’utilizzo del Mes sanitario all’epoca e lo siamo oggi. Ma siamo sempre stati perplessi e critici sul Regolamento del Meccanismo in nome di una visione europeista, perché non vogliamo che la gestione del Mes sia sottratta al controllo politico del Parlamento europeo, come si prevede per ora. Anche la Bce deve fare i conti con il Parlamento, non si capirebbe perché il Meccanismo no. Tanto più che per noi deve fare parte di quella strategia complessiva macroeconomica europea e non essere una cosa a parte".
Dunque, via libera al Mes in un quadro complessivo. Ma i suoi alleati sono altrettanto disposti a dire sì?
"A decidere sarà il Parlamento. Da parte di FI non ci sono veti. Ma quello che deve essere chiaro, come ho avuto modo di dire anche Ministro delle Finanze tedesco, è che non si può approvare il Mes perché fa comodo a alcuni Paesi, come la Germania per le sue banche, e bloccare l’Unione bancaria, per esempio, o anche l’armonizzazione fiscale, perché ugualmente non è giusto che vi siano paradisi fiscali all’interno dell’Unione. Dunque, va bene il Mes, ma prima vengono altre cose che per me sono anche più rilevanti, come quelle che ho citato".
Un’ultima cosa: è emerso il nome di Mario Draghi per i futuri assetti europei. È sembrato che lei abbia voluto frenare sulla sua candidatura. È così?
"Draghi è una persona che stimo moltissimo e può svolgere qualsiasi ruolo. Lo dissi io stesso che poteva fare tutto. Ma non lo si tiri per la giacca e non si usi il suo nome per altri scopi. Non si possono lanciare idee che non ci sono, perché non mi risulta neanche che ci sia una proposta francese. Dunque, nessuna preclusione, ma ci sono regole che vanno seguite. Ci sono i Trattati. Mi riferisco al fatto che i commissari li nomina il governo di ciascuno Stato e che il Presidente deve essere scelto dal Consiglio tenendo conto dei risultati elettorali. Come è facile immaginare, credo proprio che dal risultato del voto verranno confermate tutte le possibilità di un candidato del Ppe".
Roma, 9 dicembre 2023 – Il dibattito sulle gabbie salariali è tornato al centro dell'attenzione dopo la recente bocciatura del salario minimo alla Camera. Secondo questo sistema, più alto è il costo della vita, più elevato è lo stipendio e viceversa. Questo implicherebbe che, a parità di mansione, i lavoratori del centro-nord Italia percepirebbero una retribuzione superiore rispetto ai colleghi del sud. Tale approccio potrebbe favorire i consumi al centro-nord, dove il costo della vita attuale frena gli acquisti delle famiglie, e allo stesso tempo fornire risorse alle imprese del sud, abbassando i costi del lavoro. Ma è davvero così?
Origine delle gabbie salarialiLe gabbie salariali sono già state adottate in passato in Italia e non hanno avuto una grande fortuna, spazzate via dall'autunno caldo del '69. Introdotte nel 1945 grazie ad un accordo tra Confindustria e Cgil, unico sindacato di allora, avevano come obiettivo – e lo avrebbero anche oggi – di adeguare gli stipendi al costo della vita, aumentato a causa dell'inflazione. All'epoca c'era la lira, le aziende aumentavano gli stipendi e in contemporanea aumentavano anche i prezzi dei prodotti, portando ulteriormente verso l'alto inflazione. Un circolo vizioso, con i lavoratori che, pur con gli stipendi più alti, si ritrovavano ad affrontare un costo della vita che diventava ancora più alto.
Con le gabbie salariali, si adeguavano i salari al costo della vita che c'era in un determinato territorio. Alla fine l’Italia venne divisa in sette zone 'salariali', tre al Nord e quattro al Sud. Ma il gap tra uno stipendio e l'altro poteva raggiungere anche il 30 per cento. Il salario più alto fu fissato nella provincia di Milano, il più basso a Enna, con un divario appunto del 30 per cento tra l'uno e l'altro, secondo quanto emerge da uno studio di Guido De Blasio e Samuele Poy, pubblicato anche sul sito della Banca d'Italia.
Pro e contro delle gabbie salarialiLa discussione sulle gabbie salariali è aperta. I sostenitori di questo sistema ritengono che possa ridurre le disuguaglianze, uniformare le retribuzioni tra le regioni e promuovere uno sviluppo economico più equo. Inoltre, attraverso la contrattazione collettiva, le gabbie possono tutelare i lavoratori con minore potere contrattuale, assicurando loro retribuzioni adeguate, specialmente per i ruoli meno qualificati.
D'altra parte, i critici sostengono che le aziende potrebbero essere limitate nella gestione delle retribuzioni basate sul merito, impedendo loro di attirare talenti chiave o di premiare i dipendenti più meritevoli. Inoltre, le gabbie salariari potrebbero determinare distorsioni economiche anche all’interno di una stessa regione e disincentivare la produttività, mentre alcune aree potrebbero risentire di una diminuzione delle opportunità di lavoro a causa dei costi imposti dalle restrizioni salariali.