La partecipazione di Blanca Paloma all'Eurovision Song Contest 2023 per la Spagna ha già suscitato polemiche. In realtà è il commento di Mara Maionchi sulla sua esibizione ad aver suscitato un vespaio: "Questa urla sempre" ha sottolineato l'opinionista italiana, bissando le polemiche che l'anno scorso aveva suscitato Cristiano Malgioglio parlando della spagnola Chanel come di un "discount di Jennifer Lopez". Insomma, fra Italia e Spagna all'Eurovision Song Contest i rapporti non sembrano essere spesso idilliaci.
Chi è PalomaLa canzone 'Eaea' che Blanca Paloma porta sul palco di Liverpool è in piena tradizione spagnola, visto che ricorda da molto vicino atmosfere gitane e da flamenco. E infatti è proprio questo il genere della 34enne nata nella Comunità Valenciana: indie pop e nuevo flamenco. La particolarità di Blanca Paloma è che ha esordito soltanto due anni fa nel mondo della musica: a fine 2021 ha lanciato il singolo d'esordio 'Secreto de agua'. E ha subito avuto un buon riscontro di pubblico. Poi sono arrivati 'Nina de fuego', 'Eaea' e 'Plumas de nacar'.
Il testo di 'Eaea'Ya, ea
Ya, eaea (¡ole!)
Ay, ven a mí, niño mío, ya
Ay, ven a mí, niño mío
Duerme a mi vera
Que en mi pecho hay abrigo
Abriguito pa tus pena'
Ya, eaea, ya, ea, ea
Ya, eaea, ya, ea, ea
Ya, eaea, ya, ea, ea
Lagrimitas del Nilo, noches en vela
Mi niño, cuando me muera
Que me entierren en la Luna
Y toa' las noches te vea
Y toa' las noches te vea
Y toa' las noches te vea
Toa' las noches meno una (¡ole!)
Ay, ven a mí, niño mío, ay, niño mío, chiquito mío
Chiquito de mis amores
Que en la noche me iluminan
Tus ojos soles
Ya, eaea, ya, ea, ea
Ya, eaea, ya, ea, ea
Ya, eaea, ya, ea, ea (¡sí, sí, sí, sí!)
Lagrimitas del Nilo, noches en vela
Mi niño, cuando me muera
Que me entierren en la Luna
Y toa' las noches te vea
Y toa' las noches te vea
¡Y toa' las noches te vea!
¡Vamos allá, la Blanca Paloma!
Mi niño, cuando me muera
Que me entierren en la Luna
Y toa' las noches te vea
Toa' las noche' meno una
Ya, eaea, ya, ea, ea
Ya, eaea, ya, ea, ea
Lagrimitas del Nilo, noches en vela (¡sí, sí, sí, sí!)
Ya, eaea, ya, ea, ea (¡eh!)
Ya, eaea, ya, ea, ea
Ya, eaea, ya, ea, ea
Ya la ea ea…
Oh vieni da me figlio mio (ah ah ah)
Oh vieni da me figlio mio
Addormentati al mio fianco
Il mio petto (seno) sarà il tuo rifugio
Che ti proteggerà da tutti i tuoi dolori
Ya ea ea ya ea ea
Ya ea ea ya ea ea
Ya ea ea ya ea ea
Lacrimucce del fiume Nilo
Notti insonne
Figliuolo mio, quando morirò, lascia che mi seppelliscano sulla luna
Vorrei guardarti tutte le notti
Vorrei guardarti tutte le notti
Vorrei guardarti tutte le notti
Tutte le notti tranne una
Oh vieni da me figlio mio
Oh figlio mio, bambino mio
Bambino dei miei amori
Vorrei che i tuoi occhi solari
Mi illuminassero di notte
Ya ea ea ya ea ea
Ya ea ea ya ea ea
Ya ea ea ya ea ea
Lacrimucce del fiume Nilo
Notti insonne
Figliuolo mio, quando morirò, lascia che mi seppelliscano sulla luna
Vorrei guardarti tutte le notti
Vorrei guardarti tutte le notti
Vorrei guardarti tutte le notti
(Vai, vai, Blanca Paloma!)
Figliuolo mio, quando morirò, lascia che mi seppelliscano sulla luna
Vorrei guardarti tutte le notti
Vorrei guardarti tutte le notti
Vorrei guardarti tutte le notti
Tutte le notti tranne una
Ya ea ea ya ea ea
Ya ea ea ya ea ea
Ya ea ea ya ea ea
Lacrimucce del fiume Nilo
Notti insonne
Ya ea ea ya ea ea
Ya ea ea ya ea ea
Ya ea ea ya ea ea
La Francia si presenta all'Eurovision Song Contest 2023 con La Zarra - si pronuncia "La Zarrà" -, nome d'arte di Fatima Zahra Hafdi, e la canzone ' Évidemment'. Una sorta di Dalida - mi perdonino i puristi, lo che Dalida è intoccabile - con una venatura dance, La Zarra succede ad Alvan & Ahez che l'anno scorso avevano portato la lingua e i ritmi bretoni sul palco dell'Eurovision di Torino. La Zarra, 36 anni, questa volta riporta il pubblico un po' più sulla tradizione francese imprimendo però un deciso cambio di rotta a metà brano che lascia piacevolmente stupiti. La Zarra è in realtà canadese - nata in Québec da genitori di origine marocchina -, ma abita in Francia ed è salita alla ribalta nel 2016 con il singolo 'Printemps blanc' nel quale ha collaborato con il rapper francese Niro. Un solo album all'attivo, 'Traitrise' del 2021, e otto singoli: la cantante canadese ha un milione e 300mila ascoltatori mensili di media su Spotify. Fatima Zahra Hafdi ha scelto come nome d'arte La Zarra in omaggio alle grandi dive, come La Callas o Edith Piaf, la Mome. Proprio Edith Piaf è sempre stata il suo idolo. Ecco che quindi la cantante ha scelto di giocare con il proprio cognome mettendovi davanti l'articolo "La".
Il testo di 'Evidemment'Mon cœur, mes mains, mes yeux, mes reins
Plus rien ne m'appartient
J'me fais du mal pour faire du bien
J'oublie comme si c'n'était rien
Dans mon jardin d'enfer pousse des fleurs
Que j'arrose de mes rêves, de mes pleurs
On a beau être sur le toit du monde
On ne peut toucher le ciel du doigt
Évidemment
Toutes ces belles promesses que j'entends
C'n'est que du vent
Évidemment
Car après l'beau temps vient la pluie
C'est c'qu'on oublie
C'est toujours trop beau pour être vrai
Mais c'n'est jamais trop laid pour être faux
Évidemment
Elle ne sera plus jamais la même
Cette fille d'avant
Je vends demain, j'rachète hier
Le temps est assassin
Je cherche l'amour, je n'trouve rien
Comme dans mon sac à main
Dans ma tête c'est pas tant évident
Je cherche la vérité, tout en l'évitant
On a beau être sur le toit du monde
On ne peut toucher le ciel du doigt
Évidemment
Toutes ces belles promesses que j'entends
C'n'est que du vent
Évidemment
Elle ne sera plus jamais la même
Cette fille d'avant
Car moi je chante
Ma vie la vôtre et un peu de romance
Je suis nue devant vous
Donnez-moi donc une chance
De vous à moi, de moi à vous
Ai-je réussi à chanter, à chanter la Grande France?
C'est toujours trop beau pour être vrai mais
C'n'est jamais trop laid pour être faux
Évidemment
Elle ne sera plus jamais la même
Cette fille d'avant
Évidemment
'Evidentemente'
Il mio cuore, le mie mani
I miei occhi, i miei reni
Non mi appartengono più
Mi faccio del male per fare del bene
Mi dimentico come se nulla fosse
Nel mio giardino d'inferno crescono dei fiori
Che innaffio con i miei sogni, con i miei pianti
Se anche uno è in cima al mondo
Non può toccare il cielo con un dito
Evidentemente
Tutte queste belle promesse che sento
Non sono che aria
Evidentemente
Che prima del sereno viene la pioggia
È questo che dimentichiamo
È sempre troppo bello per essere vero
Ma non è mai troppo brutto per essere falso
Evidentemente
Non sarà mai più la stessa
Questa ragazza di ieri
Vendo domani, compro ieri
Il tempo è un assassino
Cerco l'amore
Non ne trovo affatto
Come dentro la mia borsa
Nella mia testa non è molto chiaro
Cerco la verità pur evitandola
Se anche uno è in cima al mondo
Non può toccare il cielo con un dito
Evidentemente
Tutte queste belle promesse che sento
Non sono che aria
Evidentemente
Non sarà mai più la stessa
Questa ragazza di ieri
Perché io canto
La mia vita, la vostra
E un po' d'amore
Sono nuda di fronte a voi
Concedetemi, perciò, un'opportunità
Da voi a me
Da me a voi
Ho avuto successo nel cantare
Nel cantare la Grande Francia
È sempre troppo bello per essere vero
Ma non è mai troppo brutto per essere falso
Evidentemente
Non sarà mai più la stessa
Questa ragazza di ieri
Evidentemente
Londra, 13 maggio 2023 – Non è bastato tenere la ‘montagna di luce’ lontano dalla cerimonia di incoronazione di re Carlo III e della regina Camilla: il Koh-i-noor, il diamante dal 105 carati, circa 21,5 grammi, già incastonato nella Queen Mary Crown, torna al centro di quella che si annuncia come una grande contesa tra l’Inghilterra e la sua principale ex colonia, l’India. Secondo il Daily Telegraph, il governo di Nuova Delhi sta preparando una gigantesca campagna diplomatica per chiedere la restituzione del diamante più famoso del mondo, e di migliaia di altri oggetti preziosi, in una sorta di ‘resa dei conti’ per l’epoca coloniale. Sarebbe una delle priorità del premier Narendra Modi.
Il ritorno dei migliaia di oggetti preziosi e antichi, e soprattutto del diamante più famoso del mondo “è di grande importanza per il governo – spiega, Govind Mohan, il segretario del ministro della cultura indiano .- C’è un impegno personale del primo ministro, per cui questa è una priorità”. Lo sforzo coinvolgerà ministeri e diplomazia, con ricadute anche sugli sviluppi commerciali delle relazioni. Oltre che materiale, per il governo indiano la restituzione è un obiettivo altamente simbolico: far riconoscere al Regno Unito le proprie colpe come potenza imperiale e coloniale.
Non è certo la prima volta che l’India richiede il Koh-i-noor. Nel 2010, ad esempio, fu l’allora premier britannico David Cameron a ribadire, proprio durante una visita nell’ex colonia, che l’Inghilterra non aveva nessuna intenzione di restituire ne il diamante ne nessun altro manufatto: “Potremmo trovare improvvisamente vuoto il British Museum”, disse, commentando l’ipotesi di restituire opere d’arte e altri tesori ai paesi d’origine. Anche perché l’India non è certo sola: Pakistan, Cina, Siria, Egitto, Messico, Cipro, Etiopia e Guatemala hanno avanzato analoghe richieste di restituzione.
In prima fila c’è anche la Grecia, ma la campagna diplomatica indiana si annuncia tale da far impallidire gli sforzi di Atene per riavere i marmi di Elgin, ovvero i fregi del Partenone, attualmente al British Museum.
Queen Elizabeth II stands solemnly in front of the coffin during the funeral service of Queen Elizabeth the Queen Mother at Westminster Abbey 09 April 2002. After the service, the Queen's Mother's coffin will be taken to St George's Chapel in Windsor, where she will be laid to rest next to her husband, King George VI. (Photo by BEN CURTIS / PA/WPA POOL / AFP)Il Ko-i-noor, invece, è nel Tesoro della Corona, custodito nella Torre di Londra. Ci sono molte versioni, ma la più accreditata è quella del ritrovamento in una miniera dello Stato indiano dell’Andhra Pradesh. Dopo vari passaggi la gemma fu “donata” (forse non in modo molto spontaneo) alla regina Vittoria ed entrò a far parte dei Gioielli della Corona. E venne inserita nella ‘corona della Regina Mary’, quella indossata dalle mogli dei re, come la regina Alexandra, moglie di Edoardo VII, la regina Maria, moglie di Giorgio V e, ultima in ordine di tempo, Elizabeth Bowes-Lyon, la madre della regina Elisabetta II, per l’incoronazione del marito, re Giorgio VI. Proprio al funerale della regina madre, nel 2002, la Corona della Regina è stata esibita in pubblico nella versione con il diamante conteso, appoggiata su un cuscino di velluto color porpora, sopra la bara.
Per l’incoronazione dell’6 maggio, Carlo e Camilla hanno opportunamente optato per una versione della Queen Mary Crown (che comunque ha oltre 2200 diamanti) con al centro il Culligan V a forma di cuore, da 18,8 carati proprio per non rinfocolare polemiche e richieste sul Koh-i-noor. Un gesto per abbassare la tensione con l’India, che evidentemente non è bastato.
L’origine della Festa della Mamma è molto antica, dal momento che i culti legati a figure come la Grande Madre e ai simboli connessi alla fertilità, alla vita e alla nascita hanno radici millenarie. I Greci e Romani, per esempio, davano feste in onore delle dee madri Rea e Cibele, ma per alcuni esperti il precedente più evidente legato alla Festa della Mamma è probabilmente la festa paleocristiana nota come “Domenica della Maternità”.
Ai nostri giorni, un po’ come avviene per la Pasqua, anche la Festa della Mamma è una data cosiddetta mobile o variabile. Il che vuol dire che non cade sempre nello stesso giorno dell’anno, ma muta da un anno all’altro. In Italia, fino a pochi anni fa, i festeggiamenti erano l’8 maggio (il mese mariano per eccellenza, dedicato al culto della Madonna, madre di tutte le madri). Ora, invece, si sono spostati alla seconda domenica di maggio. Quest’anno la Festa è fissata al 14 maggio. Accade lo stesso in diversi Paesi come la Svizzera, gli Stati Uniti, l’Australia, il Giappone e la Turchia. Altrove invece, come vedremo, si osserva un’altra data. Ma prima vediamo qualche cenno storico sull’origine della Festa della Mamma.
Per risalire all’origine della Festa della Mamma di epoca moderna dobbiamo tornare al 1858, negli Stati Uniti. La signora Ann Reeves Jarvis, di Culpeper County, in Virginia, organizzò i Mothers' Day Work Clubs per migliorare le pessime condizioni sanitarie della sua comunità e arginare gli elevati tassi di mortalità infantile. Jarvis aveva inizialmente 13 figli; di questi, solo quattro diventarono adulti, gli altri morirono precocemente. Dieci anni dopo, nel 1868, coordinò una speciale Giornata dell'amicizia tra madri nel West Virginia per riunire di nuovo gli ex nemici sul campo di battaglia all’indomani della Guerra civile americana. Fu commovente vedere i veterani del Nord e quelli del Sud che piangevano e si stringevano le mani per la prima volta dopo tanto tempo.
Seguirono altri passi importanti. Intorno al 1870, negli Stati Uniti, l’attivista pacifista, suffragetta e poetessa Julia Ward Howe propose di istituire una giornata speciale per le madri. Andò così. Dopo gli sforzi vani di organizzare una conferenza pacifista internazionale dopo la guerra franco-prussiana, Howe iniziò a pensare a lanciare un appello globale alle donne. Si domandava: «Perché le madri dell'umanità non interferiscono in queste faccende per impedire lo spreco di quella vita umana di cui solo loro sopportano e conoscono il costo?». Nel 1872 Howe si attivò affinché si svolgesse a Boston una giornata speciale per le madri, come evento a sostegno della pace nel mondo. L’iniziativa riscosse un discreto successo e proseguì anche altrove negli anni successivi, ma alla fine, a ridosso della Prima guerra mondiale, andò a scemare.
Nell’ambito della storia legata all’origine della ricorrenza di stampo moderno viene ricordata anche Juliet Calhoun Blakely, un'attivista che ha ispirato l’ideazione di una Festa della mamma ad Albion, nel Michigan, negli anni ’70 dell’Ottocento. Nel 1887, un'insegnante del Kentucky di nome Mary Towles Sasseen diede il via a celebrazioni annuali locali. Intorno al 1904 Frank E. Hering, nell'Indiana, fu un promotore nell’ambito del suo territorio.
La seconda domenica di maggio del 1905, a Filadelfia, dove nel frattempo lei e famiglia si erano trasferiti, morì Ann Reeves Jarvis. Nel 1907, la seconda domenica di maggio di quell’anno e nel secondo anniversario della morte della Jarvis, una delle sue figlie superstiti, Anna Jarvis, organizzò una piccola commemorazione in onore della madre defunta presso la chiesa episcopale metodista di Andrews a Grafton, in West Virginia. Nel 1908, poi, ebbe luogo la prima commemorazione formale della Festa della mamma, sempre durante la seconda domenica del mese di maggio e nella stessa chiesa di Grafton, oltre a una cerimonia più ampia a Filadelfia. Jarvis fece distribuire garofani bianchi alle madri, ai figli e alle figlie che erano presenti a Grafton.
Nel 1910 il governatore della Virginia Occidentale stabilì che la Festa della mamma si tenesse la seconda domenica di maggio. Due anni dopo Anna Jarvis si prodigò per creare l'Associazione internazionale per la festa della mamma e per sensibilizzare le istituzioni sul tema a livello nazionale. «Voleva che la festa della mamma fosse un riconoscimento molto privato di tutto ciò che la madre fa per la propria famiglia» ha detto Katharine Antolini, professoressa di storia al West Virginia Wesleyan College, come ha riportato la testata ‘Today’. «Era molto dolce».
Nel 1914 il presidente americano Thomas Woodrow Wilson fece diventare la Giornata dedicata alla Madre una festa nazionale ufficiale. Sembra che Jarvis fosse contenta della denominazione Mother’s Day, letteralmente Giorno della Madre, al singolare, per indicare che ogni famiglia onorava la sua unica e speciale mamma. Nel 1915 le celebrazioni divennero ufficiali anche in Canada. In seguito Ann Jarvis iniziò a vedere che la ricorrenza stava degenerando nel consumismo, con le industrie di fiori, biglietti e dolciumi che si davano da fare per approfittare dell’occasione, e cercò di combattere questo risvolto commerciale che distoglieva l’attenzione sul significato intimo e privato della festa, a cui lei aveva pensato in origine.
In Italia la Festa della Mamma cominciò a essere festeggiata ufficialmente a partire dal 1957 su iniziativa di don Otello Migliosi, nel piccolo borgo di Tordibetto di Assisi. E altrove? In Francia la festività, Fête des Mères, c’è dal 1950 e si tiene la quarta domenica di maggio, ma se la giornata coincide con la Pentecoste, altra festività, viene fatta slittare a giugno. In Inghilterra il Mother’s Day è una tradizione che va avanti dal XVII secolo, ispirata al “Mothering Sunday” di età medievale: all’epoca molti bambini vivevano lontano dalle famiglie per fare apprendistato e imparare un mestiere. Ma nel giorno del riposo domenicale, tornavano a casa per riabbracciare la propria madre. Questa celebrazione, nel Regno Unito, cade solitamente la quarta domenica di Quaresima, tre settimane prima della domenica di Pasqua. In Thailandia le madri si festeggiano il 12 agosto, in Bielorussia il 14 ottobre, in Norvegia la seconda domenica di febbraio e in Polonia il 26 maggio. Nella Penisola iberica, in Portogallo e in Spagna, le celebrazioni hanno luogo la prima domenica di maggio.
Sfida finale dell’Eurovision Song Contest 2023: 26 Paesi sono pronti a contendersi lo scettro per la miglior canzone della 67esima edizione del festival. L’Italia con Marco Mengoni sogna di ripetere il successo avuto coi Maneskin. A sfidarsi sul palcoscenico del Liverpool Arena, nella finale di sabato 13 maggio, ci sono 26 nazioni: i 20 cantanti selezionati nelle due semifinali di martedì e giovedì sera, mentre arrivano direttamente in finale i Big Five – Italia, Spagna, Francia, Germania e Regno Unito – e l'Ucraina, vincitrice dell’edizione 2022. A che ora canterà il portabandiera italiano, Marco Mengoni? Ecco svelata la scaletta e l’ordine di uscita dei cantanti nella finale di sabato 13 maggio. Ma attenzione, per la finale di cambia canale: sarà live in prima serata su Raiuno.
Il derby italiano: Alessandra Mele e Marco MengoniL’Italia è tutta con Marco Mengoni, che si esibirà in finale con il brano ‘Due Vite’. Lo abbiamo già ascoltato a Sanremo, ma la versione che Marco canterà all’Eurovision è leggermente diversa: sarà più corta (per stare nei 3 minuti del regolamento europeo) e con un nuovo arrangiamento. L’effetto a sorpresa sarà garantito dalla creatività del coreografo Yoann Borgeois e dal team di Black Skull Creative. E il look? Rigorosamente Versace, stessa firma che lo ha visto trionfare all’Ariston. A dare del filo da torcere al nostro paladino sarà un’altra italiana: Alessandra Mele, super favorita per la vittoria. Ligure di nascita, la 21enne si è trasferita in Norvegia due anni fa. La sua carriera è stata fulminante: prima ha partecipato all’edizione norvegese di ‘The Voice’, poi ha vinto il ‘Melodi Grand Prix’ aggiudicandosi un posto all’Eurovision. Il brano che potrebbe arrivare sul podio è ‘Queen of kings’ e lei, da vera regina, ce la metterà tutta per trionfare. Non ce l’hanno fatta, invece, i toscani Piqued Jacks, la band che ha gareggiato per San Marino con la canzone ‘Like An Animal’ ed è stata eliminata nella seconda semifinale.
Semifinali: i Paesi che si sono qualificatiSoni state due serate avvincenti, due semifinali piene di energia e sana competizione. Nella prima semifinale di martedì 9 maggio hanno passato il turno Norvegia, Croazia, Moldavia, Svizzera, Finlandia, Repubblica Ceca, Israele, Portogallo, Svezia e Serbia. A qualificarsi nella seconda semifinale dell’11 maggio sono stati Albania, Cipro, Estonia, Belgio, Austria, Lituania, Polonia, Australia, Armenia e Slovenia.
Mahmood guest star della finaleGrande orgoglio italiano per l’Eurovisione 2023, dove gli artisti tricolore stanno primeggiando. Sarà Mahmood il super ospite dell’ultima serata della gara: è la prima volta che un cantante italiano si esibirà fuori concorso in un'edizione di Eurovision che si svolge all'estero. Mahmood canterà ‘Imagine’ – in omaggio alla terra dei Beatles, Liverpool, e come inno alla pace per l’Ucraina in guerra – accompagnato dalla BBC Philarmonic Orchestra. Il cantante aprirà un'esibizione corale chiamata ‘The Liverpool Songbook’ (Il canzoniere di Liverpool). Mahmood è alla sua terza presenza a Eurovision: ha rappresentato l'Italia a Tel Aviv 2019 dopo la vittoria a Sanremo con il brano '’Soldi'’ e ha fatto il bis lo scorso anno a Torino insieme a Blanco, dopo l'affermazione a Sanremo 2022 con ‘Brividi'’.
Gli ospiti dello showTra gli ospiti speciali della serata ci sarà Roger Taylor, il batterista dei Queen, che accompagnerà Sam Ryder, il cantante britannico giunto secondo all’edizione dell’anno scorso con ‘Spaceman’. Saliranno sul palco anche gli ucraini Kalush Orchestra, campioni in carica, che apriranno lo show con la canzone vincitrice all'Eurovision 2022, 'Stefania’. Durante la performace, scorreranno le immagini di artisti britannici del calibro di Andrew Lloyd Webber e Joss Stone. La serata sarà condotta da un trio al femminile: Hannah Waddingham – già vista nel Trono di Spade e regina indiscussa dell’Eurovision 2023 – Alesha Dixon e l’artista ucraina Julia Sanina. Prontissimi anche i due commentatori italiani, Gabriele Corsi e Mara Maionchi, protagonisti scanzonati con le loro incursioni alla scoperta di Liverpool, patria della musica contemporanea, durante le anteprime trasmesse dalla Rai.
La scaletta e l’ordine di esibizioneMengoni sarà l’undicesimo cantante a esibirsi alla finalissima. Ecco l’ordine di uscita dei cantanti della finale dell'Eurovision Song Contest 2023:
1. Austria: Teya & Salena - Who The Hell Is Edgar?
2. Portogallo: Mimicat - Ai Coração
3. Svizzera: Remo Forrer - Watergun
4. Polonia: Blanka - Solo
5. Serbia: Luke Black - Samo Mi Se Spava
6. Francia: La Zarra - Évidemment
7. Cipro: Andrew Lambrou - Break A Broken Heart
8. Spagna: Blanca Paloma - Eaea
9. Svezia: Loreen - Tattoo
10. Albania: Albina & Familja Kelmendi - Duje
11. Italia: Marco Mengoni - Due Vite
12. Estonia: Alika - Bridges
13. Finlandia: Käärijä - Cha Cha Cha
14. Repubblica Ceca: Vesna - My Sister's Crown
15. Australia: Voyager - Promise
16. Belgio: Gustaph - Because Of You
17. Armenia: Brunette - Future Lover
18. Moldavia: Pasha Parfeni - Soarele si Luna
19. Ucraina: Tvorchi - Heart of Steel
20. Norvegia: Alessandra - Queen of Kings
21. Germania: Lord of the Lost - Blood & Glitter
22. Lituania: Monika Linkyté - Stay
23. Israele: Noa Kirel - Unicorn
24. Slovenia: Joker Out - Carpe Diem
25. Croazia: Let 3 - Mama Sc!
26. Regno Unito: Mae Muller – I wrote a song
Finale: dove vederlaLa finalissima andrà in onda su Raiuno a partire dalle 21. Nell'ultimo appuntamento alle 20.35 inzierà l'anteprima con l'ormai collaudata coppia Maionchi e Corsi, che concluderà l'intensa settimana trascorsa a Liverpool, incontrando il coloratissimo pubblico che si avvia verso l'Arena, salutando l'ospite Mahmood e augurando l'ultimo in bocca al lupo a Marco Mengoni. L’evento sarà anche in diretta radiofonica su Rai Radio 2 con Diletta Parlangeli, Saverio Raimondo e LaMario.