Il nuovo centro di catalogazione dei magredi di San Quirino, l’opera faraonica che doveva rappresentare il fiore all’occhiello del Sindaco Corrado Della Mattia, rischia di trasformarsi nel peggior esempio di opera incompiuta, di una struttura che a causa di vari fattori rischia di aggiungersi all’elenco di opere pubbliche mai completate nel nostro Paese.
Dal cartello di cantiere si leggono impietosi i dati del cantiere: l’importo dell’intervento solo per il primo lotto di due milioni di euro, l’inizio lavori avvenuto il 31 ottobre 2012 e la fine prevista il 5 dicembre 2013.
In realtà è stato realizzato solo parzialmente lo scheletro in cemento armato e da oltre sei mesi il cantiere è completamente abbandonato. Nonostante le ripetute richieste del sottoscritto in Consiglio Comunale, con interpellanze datate al settembre dell’anno scorso, di dedicare un approfondimento per consentire alla cittadinanza di conoscere i contenuti del progetto, lo stato di avanzamento dei lavori e se siano stati emessi pagamenti all’impresa appaltatrice per i lavori svolti, ad oggi non è giunta alcuna informazione in proposito. Dispiace rimarcare che l’unica opposizione all’intervento è stata quella del nostro gruppo di minoranza che da subito cercò di mettere in luce i limiti dell’intervento e l’errata posizione dell’edificio nell’area verde del parco.
Senza contare l’errore madornale per il fatto di aver suddiviso l’intervento in lotti dato che, anche a opere completate del I lotto, l’opera non sarebbe affatto “funzionale”, ossia fruibile indipendentemente dalla realizzazione delle altre parti. Ad oggi inoltre mancano le coperture finanziarie inizialmente previste dall’alienazione di edifici di proprietà comunale ed il resto dei finanziamenti.
Lo scheletro in cemento armato rischia di rimanere tale per decenni, un’opera fantasma che graverà sul bilancio del Comune, una voragine senza fondo anche tenuto conto delle probabili richieste di indennizzo da parte delle imprese appaltatrici per i lavori svolti e per il fermo del cantiere.
Il tempo degli sprechi e delle cattedrali nel deserto è ampiamente finito e c’è da augurarsi che qualche organismo di controllo individui le eventuali responsabilità politiche ed amministrative.