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IL MASSACRO DI DIO - di FRANCESCO MERLO

Testo: 

Dicono che Bin Laden si ispiri al mito del Vecchio della Montagna, lo spietato capo dei consumatori di hashish, gli hashishen (assassini), i primi guerrieri di Dio nella storia islamica. Essi inaugurarono la tecnica dei terroristi kamikaze, l'autoimmolazione per bearsi delle coccole di Dio nel paradiso, che i talebani immaginano come un letto dove l'assassino, per l'eternità, s'inebria di odalische, frutti, nettare. Il Vecchio della Montagna, che fu l'incubo dei pellegrini ai tempi di Federico II, amava legare i cristiani dentro campane che poi faceva suonare per dimostrare che in quelle teste matte non c'era Dio ma la follia di Satana. Né lui né i suoi discendenti, sino ai moderni fondamentalisti, sono riusciti ad unire tutto l'Islam e ad accendere una guerra santa, una Jihad planetaria. Il solo che vi riuscì fu il Saladino. Ma fu generale e non terrorista, credente e non fondamentalista, soldato e non assassino. Mai l'Islam si è riconosciuto nel Dio-killer dei talebani, che sono servi di un killer che si fa Dio, killer che immaginano Dio in sembianze di killer. E' dunque probabile che neanche questa volta riescano a trasformare il Corano in un trattato di macelleria, a infettare tutto l'Islam che è una costellazione di mille pensieri e contaminazioni etniche, mille scimitarre e mille misericordie, mille vertigini mistiche e mille geografie. Rimane tuttavia vero che oggi sono soprattutto gli islamici, tutti gli islamici, ad avere la presunzione di rappresentare Dio in terra. Finito il comunismo, sono loro i nemici più ostinati della tolleranza e della civiltà occidentali, sono i moderni interpreti di quella devastazione umana che è inevitabile ogni volta che si cerca di fare entrare l'Infinito nel finito, ogni volta che si vuole imporre agli uomini le leggi di un Dio, le leggi di Dio, il quale deve restare invece una grazia privata, un'incomunicabile tensione personale, la luce delle singole coscienze.
L'irruzione di Dio nella storia è sempre Apocalisse (Rivelazione), come dimostra anche la tragedia di New York.
Sino al 1700 sono stati i cristiani a compiere efferatezze nel nome di Dio: la religione non è mai stata l'oppio, ma sempre l'anfetamina dei popoli. Ma oggi il terrorismo nel nome di Dio è un pericolo più per l'Islam che per l'Occidente, perché può perdere tutto l'Islam senza neppure conquistarlo. L'Occidente, già ricompattato, potrebbe infatti esser costretto a colpire per stanare, a danneggiare il tutto per eliminare la parte. I fondamentalisti del resto non fanno la guerra di classe, non combattono per la «roba», e neppure per i territori palestinesi. Sgozzano e massacrano per Dio: non c'è modo di accordarsi con loro.
Tuttavia sempre di arabi si tratta, di una precisa antropologia preislamica, di nomadi, carovanieri, mercanti. Si può batterli in guerra, dove i talebani si illudono d'avere sconfitto l'Armata rossa grazie a Dio e non alle armi e ai soldi americani. Ma si può anche confidare nell'astuzia preislamica del mercanteggiare, che in loro è più potente di Allah e del suo messaggero, il mercante Maometto. I talebani, per dire, con arte levantina hanno turlupinato anche l'Onu che versò loro non si sa quante centinaia di milioni di dollari in cambio dell'impegno a riconvertire i campi di oppio: presero i soldi e li reinvestirono in oppio.
Ma ora, dopo New York, la diplomazia del mercanteggiare cambia regole e prodotti. O gli islamici «vendono» subito Bin Laden e i suoi talebani, o si consegnano a quel Dio-killer che non avrà scampo come meritano gli hashishen, ma che li perderà tutti, senza misericordia.

Data: 
Sabato, 15 September, 2001
Autore: 
Fonte: 
CORRIERE DELLA SERA
Stampa e regime: 
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