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Forza Italia mi attacca perché sono valdese

Testo: 

Anche i razzisti nel loro piccolo si evolvono. Per dire: nella sua ultima sparata Ferruccio Saro, esponente friulano di Forza Italia e deputato azzurro, ammanta di weberismo i pregiudizi religiosi nei confronti di Riccardo Illy. Là dove l'ex sindaco di Trieste, in quanto valdese ha - secondo Saro - una cultura egoistica e improntata unicamente al profitto, individualista, che «nulla ha a che fare e nulla ha in comune con quetso paese e questa regione». E dunque non sarebbe un buon presidente del Friuli-Venezia Giulia.
Vagli a spiegare che il fondatore del movimento valdese, Valdo, mercante di Lione, poco prima di Francesco d'Assisi lasciò i suoi averi e predicò la povertà della chiesa. Oppure che l'imprenditore italiano più vocato al sociale è stato Adriano Olivetti che prese dalla madre, Luisa Revel, figlia d'un pastore valdese, lo «spirito comunitario» che caratterizza quella comunità a lungo perseguitata.
L'evoluzione si diceva. «C'è stata rispetto al ?93 - spiega Illy - quando Saro disse semplicemente che i cattolici non possono votare un sindaco valdese».
I triestini non gli diedero retta (memorabili i manifesti di ringraziamento per la vittoria di Illy: «il sindaco espresso dai cittadini», con riferimento all'attività di famiglia).
È sorpreso per l'ultima uscita?
«Per niente. Sono consapevole della pochezza dei politici della Casa delle Libertà. Anzi, nel ?93 dissero che non potevo diventare sindaco e basta, adesso ci sono questi riferimenti socio-economici all'etica protestante».
Come si rapporta con le origini valdesi?
«Sono cresciuto in una famiglia valdese, invece della consueta ora di religione ho fatto le scuole domenicali valdesi. Ho ricevuto un'educazione piuttosto rigida. Per esempio, la nostra visione del peccato è più intransigente rispetto a quella dei cattolici. Non abbiamo la confessione, quando trasgrediamo rispondiamo direttamente a Dio, non c'è assoluzione in terra».
Saro ha detto anche che, in quanto valdese, «la sua dedizione al lavoro è mera realizzazione degli obiettivi per se stessi».
«Il retaggio della mia educazione è un'etica della responsabilità forte, un senso del dovere rigoroso. Mi è stato sempre ripetuto che l'azienda di famiglia non era al mio servizio ma che io, così come ogni altro componente della famiglia, ero al servizio dell'azienda. Lo stesso principio si riflette nel mio impegno in politica, verso le istituzioni, i cittadini».
Saro l'ha attaccata ma la candidatura per le regionali del prossimo anno non è ancora stata ufficializzata.
«Ho dato la disponibilità a candidarmi a condizione che l'elezione sia diretta. Nel marzo scorso è stata approvata una legge di segno opposto. Ma, il 26 giugno, abbiamo presentato 52mila firme per il referendum abrogativo».
Quali sono le speranze che passi il referendum?
«Anche l'elettore di destra propende per questa ipotesi. Non dimentichiamo che, a livello nazionale, la Casa delle Libertà si riempie la bocca di presidenzialismo. Ma per la data del referendum hanno parlato di 8 settembre... Poco ci manca che fosse di ferragosto, per una riedizione del "andatevene al mare"... Altre ipotesi di data non sono meno sfavorevoli, sempre a settembre. Stiamo a vedere».
Perché è contrario al sistema indiretto?
«Sento puzza di prima repubblica, di giochetti tra l'attuale presidente, Renzo Tondo, di Forza Italia, e qualche altra forza della coalizione, magari per mettere un presidente della Lega a metà legislatura, i soliti pateracchi. E questo atteggiamento si riflette anche nella prassi di accentrare tutto il potere in regione senza devolvere alcunché a livello locale. Le deleghe che sono state fatte dall'inizio della legislatura si contano sulla punta delle dita. In una regione autonoma come il Friuli-Venezia Giulia, dove ci sarebbero tutti gli strumenti per mettere in atto un effettivo federalismo».
Tra la vicenda della legge elettorale e la gestione centralistica da una parte, e dall'altra il calo di popolarità della destra a livello nazionale vede una ripresa del centrosinistra?
«Mancano sondaggi recenti per poterlo affermare. L'ultimo, che risale al febbraio scorso, dava il centrodestra al 50 per cento, l'Ulivo al 30, Rifondazione al 5».
A quale coalizione pensa in vista delle consultazioni, referendum permettendo?
«Penso a una coalizione allargata all'Italia dei Valori, agli autonomisti che mirano a costituire un movimento e non si possono riconoscere in questa gestione».
E Rinfondazione?
Perché no? Tra le reazioni alla sparata di Saro, Giachetti, (Margherita), parla di «insulti a sfondo religioso che speravamo appartenessero al passato».
«Sarebbe assai grave - aggiunge - che se non si pronunciasse in modo inequivoco il presidente di FI Berlusconi».
Valdo Spini, ds, ironizza: «mirabile esempio di apertura all'Europa e al suo pluralismo nell'ambito della fede cistiana». Il pastore valdese di Trieste Giovanni Carrari giudica la vicenda «frutto di un preoccupante momento politico», in cui «la laicità dello stato è continuamente insidiata da pronunce e atti che riportano a prima del concordato dell'84 che ha sancito la fine della statuizione giuridica della religione cattolica come religione dello Stato».

Data: 
Martedì, 27 August, 2002
Autore: 
Fonte: 
L´UNITA´
Stampa e regime: 
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