ARTICOLO 18
Riceviamo e pubblichiamo.
La lucida analisi della dott. Chiara Mio finalmente apre qualche spiraglio di ragionevolezza nel dibattito oscurantista e di retroguardia portato avanti dalla trimurti sindacale e dalla sinistra. Ci chiediamo invece perchè il sindacato non inizia ad occuparsi degli outsider del mondo del lavoro: disoccupati e lavoratori in nero.
Sono altre le anomalie italiane di cui il sindacato, che rappresenta ormai solo i garantiti e i pensionati, dovrebbe occuparsi. L'Italia è l'unico Paese infatti dove non esiste il sussidio di disoccupazione.
Il Paese dell'art.18 è quello che destina alla disoccupazione meno di tutti gli altri paesi europei: lo 0,7% del PIL contro una media UE del 1,9%. E questo nonostante l'elevato tasso di disoccupazione.
La proposta di legge di iniziativa popolare su cui noi radicali stiamo raccogliendo le firme, prevede sia l'abolizione dell'articolo 18 (con una modulazione dell'indennità di licenziamento in base all'anzianità) che l'introduzione di un sistema generalizzato di sostegno al reddito di tutti i disoccupati, secondo i criteri più avanzati da anni sperimentati in molti paesi europei.
Una misura di civiltà, di equità e efficienza dello stato sociale per il quale nessun sindacato ha mai speso una sola ora di sciopero, generale o no.
E' chiaro che il finanziamento del sussidio di disoccupazione richiede una diversa distribuzione della spesa sociale, incompatibile con l'altro tabù sindacale, la difesa ad oltranza delle pensioni di anzianità ai cinquantenni.
Alla difesa corporative e reazionaria dello status quo in fatto di flessibilità del mercato del lavoro e pensioni e alle titubanze e miopie del Governo, i radicali continuano a contrapporre il rigore delle riforme liberiste, che con sempre più chiarezza si presentano come le uniche in grado di portare maggiore libertà e maggiore equità.
Stefano Santarossa
Radicali Italiani FVG