APPROVATO ANCHE IL PROGETTO BASE SUL PROVVEDIMENTO PIÙ ESTESO: AN E LEGA RESTANO CONTRARIE
Il testo Buemi-Pisapia in aula dal 16 gennaio. Pecorella: un lavoro proficuo
ROMA
Tre anni di sospensione condizionata della detenzione per chi ha già scontato almeno un quarto della pena. Il provvedimento non si applica alle condanne per reati di terrorismo, mafia, sequestro di persona, droga, sfruttamento e riduzione in schivitù, prostituzione minorile, violenza sessuale, rapina ed estorsione aggravata, saccheggio e devastazione, strage. La sospensione è revocata se il beneficiato, nei cinque anni successivi all'uscita dal carcere, commette reati o non rispetta gli obblighi imposti.
Ieri sera, la commissione Giustizia della Camera ha approvato la legge Pisapia-Buemi, che andrà in aula il 16 gennaio: se la Camera e poi il Senato l'approveranno, circa quattromila detenuti - secondo stime ufficiose - potranno lasciare da subito le carceri, altrettanti in fasi successive.
La commissione ha anche approvato il testo base sull'indulto del relatore Mino Mormino, che andrà in aula il 20 gennaio. Dopo mesi di annunci, polemiche, attese che rischiavano di andare deluse, il Parlamento dovrà decidere, in tempi ravvicinati, se concedere un atto di clemenza nei confronti dei detenuti, così come avevano sollecitato il Papa e poi il Capo dello Stato. Un invito raccolto ieri dalla commissione Giustizia della Camera. Sottolinea il suo presidente, Gaetano Pecorella: «Alla vigilia di Natale, abbiamo dato una grandissima prova di civiltà. Una volta tanto il Parlamento risponde alle attese con chiarezza. Il testo approvato anche se scontenterà alcuni è la dimostrazione che si può lavorare proficuamente e in un clima sereno».
Dunque, il 16 gennaio l'«indultino» andrà in aula. Prima che riprendessero i lavori della commissione, ieri l'Ulivo ha definito la sua posizione, trovando una mediazione tra due opposti orientamenti: anche la Margherita ha dato il via libera all'indulto (era contraria) mentre i Ds hanno dichiarato il loro appoggio all'«indultino» (erano contrari). Anna Finocchiaro, responsabile giustizia dei Ds, non ne fa mistero: «Preferirei che passasse l'indulto. Il rischio, infatti, è che si approvi a maggioranza semplice una sorta di indulto, per il quale invece è tassativamente prevista dalla nostra Costituzione la maggioranza qualificata di due terzi».
Critico il commento di Giuseppe Fanfani, responsabile Giustizia della Margherita, sulla bocciatura in commissione di un suo emendamento: «Avevo chiesto che fossero esclusi dall'atto di clemenza anche i detenuti condannati per corruzione, concussione e peculato. Questo emendamento lo ripresenteremo in aula. Naturalmente il giudizio complessivo sul provvedimento è positivo, anche perché è stata recepita nel testo la mia proposta di inserire delle esclusioni oggettive che non figuravano nel testo originario». Positivo è anche il giudizio del segretario dell'Udc, Marco Follini: «E' un piccolo passo nella direzione giusta, quella della clemenza. Da parte nostra, apprezziamo e insisteremo».
Sull'indulto, comunque, pesa l'orientamento contrario della Lega e di An, e avendo bisogno di una maggioranza qualificata dei due terzi per essere approvato, il testo base licenziato ieri dalla commissione rischia di essere bocciato se non interverranno dei colpi di scena. E, dunque, l'unico atto di clemenza che il Parlamento potrebbe approvare è la legge Buemi-Pisapia, che ieri ha avuto anche il parere favorevole della commissione Affari costituzionali.
Commenta Giuliano Pisapia, di Rifondazione: «Abbiamo fatto dei passi in avanti per rendere la pena più aderente ai principi costituzionali e meno disumane le condizioni di vita dei detenuti e di chi lavora e opera negli istituti penitenziari. Giacché non ci sono i numeri per approvare l'indulto, è fondamentale arrivare in tempi brevi all'indultino, che avrà l'effetto altrettanto importante di far diminuire i reati».
Soddisfatti i radicali per il primo via libera del Parlamento. Il segretario e il presidente Daniele Capezzone e Rita Bernardini e Sergio D'Elia, segretario di «Nessuno tocchi Caino», commentano, annunciando di aver sospeso lo sciopero della fame in corso da quindici giorni: «In due settimane abbiamo disseppellito un tema che era stato travolto dalle risse, dalle polemiche e della chiacchiere della politica ufficiale. Possiamo ora sospendere questa fase di sciopero della fame per riprenderla a metà gennaio, con l'arrivo in aula della legge».
Guido Ruotolo