You are here

Legge elettorale, caccia ai 40 voti

Testo: 

La Cdl per ottenerli è disponibile ad abbassare lo sbarramento al 4%. Interessati Rc e Unione Friuli
Servono per rendere più difficile il ricorso al referendum. Una decisione possibile già oggi

TRIESTE - La caccia ai quaranta voti per "blindare" la legge elettorale e rendere più ostica all'Ulivo la strada del referendum popolare è aperta. E, sullo scacchiere del consiglio regionale che potrebbe licenziare la riforma già stasera, quel quarantesimo sì sembra ormai a portata di mano. In palio, infatti, ci sono i due voti di Rifondazione comunista, gli autonomisti dell'Unione Friuli e qualche battitore libero di centro-sinistra che voterà con la Cdl.
Otto ore di discussione in agenda, quelle previste per oggi a Trieste, che si reggeranno sull'esca, benedetta da Forza Italia e Lega Nord, della riduzione dal 5 al 4 per cento dello sbarramento per i partiti più piccoli. Esca che, se può sbloccare le ultime perplessità di alcuni consiglieri, trova invece l'ostacolo più duro proprio a centro-destra: Alleanza nazionale fissa per ora al 4,5 il "minimo tollerabile".
Ma in gioco c'è quel quarantesimo voto, appunto, che farebbe scattare l'obbligo delle 36 mila firme (anziché 12 consiglieri o 20 mila elettori) per la consultazione popolare, per cui sono in molti a credere che l'imprimatur del partito di Fini arriverà.
L'incognita resta a sinistra, dove Rifondazione comunista non esclude di appoggiare «una legge ancora tutta da fare - spiega il segretario regionale Roberto Antonaz - ma che troverà il nostro voto se risulterà meno bipolarista e più democratica del Tatarellum».
A quattro condizioni, seppur trattabili: premio di maggioranza più basso possibile, promozione delle donne, garanzie per gli sloveni e, appunto, la soglia di sbarramento al 4 per cento.
Ma tutti giurano che la vera battaglia resta il quorum al 4 per cento, che troverebbe - debitamente corretto a favore delle liste concentrate su porzioni di territorio - anche l'accordo dell'Unione Friuli di Giorgio Pozzo, oltre alla Lega Nord di Beppino Zoppolato e al Cpr di Roberto Molinaro, relatori di maggioranza della legge.
Fumata bianca per il 4 per cento anche dall'ufficio del presidente Renzo Tondo, con il via libera del portavoce Alessandro Colautti: «Se serve ad ampliare il consenso, non vedo ragioni per negarlo».
Di diverso avviso resta solo il relatore per An, Franco Baritussio, che tra ieri sera e stamattina dovrà giungere a una decisione: «La nostra indicazione è 4,5 per cento - conferma - la stessa soglia con cui si è votato nel 1998». Ma il piatto fa gola a molti e la maggioranza riprenderà in mano la matassa. Con l'avallo anche di Roberto De Gioia (Sdi-Verdi), che voterà «per una legge anti-presidenzialista».
Di segno opposto il compagno di gruppo Giorgio Baiutti, pronto «da subito a creare i comitati per il referendum abrogativo» con l'Ulivo. Tanto che Democratici di sinistra e Margherita sono già con la testa alla raccolta delle firme: «Se qualcuno avesse in mente di tergiversare ancora - avvisa il capogruppo Ds, Alessandro Tesini - si aspetti una reazione durissima da parte nostra, che intendiamo invece iniziare subito la campagna referendaria per l'abrogazione». Quercia che, se non vuole monopolizzare il referendum, «intende ribadire la necessità dell'elezione diretta - aggiunge Tesini - seppur con le dovute correzioni, una tra tutte il limite di mandato ai governatori».
Tempo scaduto anche per la Margherita, che boccia la proposta della Cdl. E si unisce a Tesini: «L'opposizione denuncerà ritardi e strumentalizzazioni - rincara Gianfranco Moretton - il tempo che si erano presi è scaduto».

Tommaso Cerno

Data: 
Lunedì, 11 March, 2002
Autore: 
Fonte: 
MESSAGGERO VENETO - Regione
Stampa e regime: 
Condividi/salva