di Maurizio Liverani
L'esibizionismo di un tempo era lussureggiante e forniva l'impressione che il comunismo potesse sposarsi con la gioventù, binomio che si accosta al concetto di un futuro radioso. La cupa acredine dei pesci grossi della frateria "rossa" verso i giovani è conseguenza dell'affrancamento delle nuove generazioni da dottrine che sono state divorate, abortite, archiviate dalla storia.
La "nouvelle vague" delle generazioni che vanno dai 18 ai trent'anni - e anche più - ha messo in soffitta il mito del comunismo come "forza giovane". "I vecchi tengono troppo alle loro idee, perciò gli indigeni delle isole Figi ammazzano i loro genitori, essi facilitano, così, l'evoluzione".
Questa antica consuetudine di quel popolo selvaggio fu da Anatole France presa ad esempio per spiegare i rapporti tra generazioni. I giovani hanno innescato l'esplosivo sotto i viadotti dei "matusa" ingombranti, in politica e nel sindacato. E con le gote gonfie danno fiato al risentimento contro quei partiti e sindacati che Panebianco sul "Corriere della Sera" definisce conservatori? "a riprova che la loro funzione storica si va esaurendo, sono ridotti sempre più a rappresentare pensionati e, nella forza lavoro-attiva, in misura crescente, lavoratori anziani".
Questo ha provocato l'indifferenza dei giovani verso la politica; segnatamente verso la politica di sinistra. Nelle università si redigono immagini di aspra requisitoria anti-comunista; si contestano le associazioni della falce e martello. La commedia del comunismo sol dell'avvenire non incanta più le molte generazioni. Ai giovani si dice apertamente che per loro in questo paese ci sono poche speranze; ed ora anche pochissime promesse. Il tempo ha neutralizzato l'immagine "giovanilista" dei partiti comunisti che in tre non raggiungono il venti per cento dei votanti.
Gli sguardi, i volti di Bertinotti e Cossutta testimoniano, in questi giorni che registrano lo scontro con i sindacati, come i comunisti abbiano ormai spento nei loro coscritti spiriti e fermenti, facendoli diventare gomma. Ds, cossuttiani e Rifondazione comunista cercano di apparire partiti adatti per tutti: i ceti operi, i ceti medi, i ricchi e i poveri, gli intellettuali e gli analfabeti, gli incerti. Una scelta chiara verso i giovani non la fanno e non possono farla. Tutte queste "sortite" dietro le linee della Confindustria per catturare i "poteri forti" non hanno sortito altro effetto che quello di logorare la sinistra. Tanto che Giuliano Amato può ben dire come "i giovani si allontanino sempre più dalla sinistra e tendano a votare il centro destra (o lista Bonino".
Per fortuna alcun mandriano della "Destra" esercita il fascino sulle nuove generazioni; altrimenti avremmo gigantesche mobilitazioni. La fede delle nuove generazioni nei partiti di destra è rosicchiata da troppi tarli, primo fra tutti il "borghesismo" finiamo che, sul corrusco scenario della gioventù "delusa", fa l'effetto dello scoppiettio di bombette di carta. La "Destra" in questo momento avrebbe bisogno di un vulcano ideologico. Da sinistra i giovani non hanno nulla da attendersi. I comunisti se tentano di porsi contro i sindacati "matusa" rischiano di veder assottigliato il consenso.
Non hanno altra via che l'opportunismo, sfruttando ogni tipo di alleato, o di "utile idiota" che il regime parlamentare può offrirgli, per spingere i suoi uomini ai primi posti per "distruggerli" e rimanere padroni assoluti del campo. Escogitano espressioni logorate dall'uso e forgiano terminologie che passeggiano sulla stampa dei tempi di Amendola e Pajetta. Sentite questa frase: "Lottiamo per l'unità della sinistra per non chiuderci dentro di noi, ma per pesare di più".
Soltanto chi ha perduto la memoria, come Marini, Cossiga, Mastella, può dimenticare le conseguenze di questo offrirsi come "utili idioti", di cui l'Italia fa le spese. Dove per la natura storica del Paese o per la mancanza di effettive occasioni, i comunisti avvertono che non è possibile imporre i loro diktat, cercano di ovviare alla relatività del loro peso esigendo l'apporto di altri partiti, invitati (come fa con la lista Bonino) a modificare l'orgoglio di non farsi immatricolare. Emma Bonino si rifiuta al richiamo di una "azione convergente".
Una mossa che tende ad allontanarla dalla scena politica proprio per quel suo "ascendente liberale" che piace alle giovani generazioni. Rifiutandosi di accettare alleanze con la sinistra e con la destra, ottiene l'appoggio di tante personalità di ogni parte politica, perché venga riconfermata a Bruxelles dove Romano Prodi "non la vuole". La "lista Bonino" precede i "Democratici" nel consenso nonostante l'ostracismo "convergente" che da destra e da sinistra sia stato inalberato contro i radicali. Farsi rimproverare tiene compagnia. Emma Bonino "si consoli" con questo proverbio. Vezzeggiata da comunisti ha capito che tutti questi inviti interessanti tendono soprattutto a danneggiare il suo movimento. E' la sorte che tocca agli "utili idioti"; quella di essere banditi quando servono e presi a pedate quando non servono.