Fassino: se cessa l'arroganza pronti al confronto su una nuova legge. Ma i referendari: ora tocca ai cittadini
ROMA - Un milione di firme per il quesito dei radicali, quello che prevede l'abrogazione totale, e oltre 700 mila per ognuno dei quattro quesiti sponsorizzati da Ds, Sdi e un buon numero di esponenti laici dei due poli che chiedono di cancellare solo alcune parti della legge. In tutto 4 milioni di firme. I comitati promotori del referendum contro le norme sulla fecondazione assistita le hanno consegnate ieri mattina in Cassazione e già puntano a vincere la partita delle urne. Ma alcune, autorevoli, voci dello stesso schieramento già si dichiarano disponibili all'approvazione di cambiamenti sostanziali della legge con il dichiarato obiettivo di evitare il referendum, considerato ad alto rischio di scontro ideologico. Un appello a serie modifiche del testo viene dal segretario dei ds Piero Fassino e viene ripreso dal ministro per le Pari opportunità Stefania Prestigiacomo, da sempre favorevole alla correzione di alcune parti della normativa. Marco Pannella parla di «bel risultato» nella battaglia contro quella che definisce «legge schifosa». I radicali mettono subito in guardia da chi vorrebbe evitare il referendum con un intervento legislativo. Ma lo stesso avvertimento lo lancia anche il verde Paolo Cento: «Il Parlamento ora faccia un passo indietro facendo esprimere i cittadini». Il socialista Bobo Craxi si augura che i Ds «non si comportino come Giano Bifronte, oggi soddisfatti e domani già al lavoro per annullare la prova referendaria». E Fausto Bertinotti sostiene che ora «il movimento creato» dovrà difendere la libertà di espressione dei cittadini sull'argomento.
Ma accanto agli intransigenti ci sono anche tanti altri sponsor del referendum che farebbero volentieri a meno di andare alle urne per evitare il riprodursi di altre battaglie che divisero il Paese in due, come avvenne per il divorzio o per l'aborto. Con diverse sfumature. Il segretario dello Sdi, Enrico Boselli, è convinto che «solo un miracolo» potrebbe evitare il referendum: «Non credo che allo stato attuale ci siano i tempi né la volontà politica di modificare la legge. Se ciò avvenisse non potremmo che prenderne atto con soddisfazione». Ma è il leader dei Ds, Piero Fassino che, accanto all'esultanza per le firme raccolte in gran parte dal suo partito, si dichiara pronto a lanciare un vero e proprio appello al dialogo parlamentare: «Se quell'atteggiamento sordo, miope ed arrogante che ha contraddistinto il varo di una legge pessima viene messo da parte noi siamo pronti a discutere: abbiamo le nostre proposte». Altrimenti? «Andremo al referendum non per lacerare e spaccare la nazione ma per una battaglia di valore etico e civile». A criticare apertamente i diessini per la raccolta delle firme è la rivista dei gesuiti, Civiltà Cattolica , facendo notare che «non hanno consultato» gli altri partiti della lista unitaria come la Margherita «in grande maggioranza contraria». In effetti c'è, per il centrosinistra, il «nodo» dei cattolici, tutto da affrontare. Se un prodiano di ferro come Franco Monaco consiglia caldamente di evitare «un referendum lacerante», l'area rappresentata dagli ex popolari, in prima fila Giuseppe Fioroni, già sta lavorando per introdurre le modifiche necessarie a far saltare il referendum. Sull'altra sponda, quella più laica, c'è invece Giuliano Amato, anche lui decisamente contrario a lasciar dividere il Paese dalla prova delle urne, tanto che lavora al testo ormai da tempo.
In altre parole c'è grande movimento attorno alle ipotesi alternative al referendum in diverse anime del centrosinistra, compreso l'Udeur che rilancia la sua proposta di modifica della legge: «È una via percorribile». Tutti tentativi che incontrerebbero, sul fronte della maggioranza, gli applausi del ministro Prestigiacomo, da sempre critica della normativa approvata dal Parlamento: «Il successo della raccolta di firme per i referendum è un segnale dell'interesse che il tema suscita nella società italiana. Penso che sia possibile lavorare ad una iniziativa bipartisan che affronti i nodi controversi della legge ed individui risposte di buon senso ed attente alla salute della donna».
Roberto Zuccolini