Daniele Capezzone non lo ammetterà mai. Ma nella battaglia referendaria contro la legge sulla procreazione assistita sanno di aver trovato in Giuliano Ferrara il loro miglior alleato. Perché i veri nemici, Marco Pannella lo teorizza da decenni, non sono gli antagonisti ma «gli indifferenti», cioè quanti si propongono di consegnare all'oblio delle coscienze e dei votanti una consultazione popolare, o mirano a eliminarla per tempo «con il silenziatore» di una nuova legge. Per impedirlo, il direttore del Foglio ieri si è scagliato sia contro il «ridicolo» ricorso alla Consulta con cui il governo spera di salvare il provvedimento approvato dalle Camere, sia contro «il metodo avvilente» di chi lavora a un compromesso in Parlamento.
Così è nato il tacito patto tra l'Elefantino e i radicali, tra chi riflette sulla libertà dell'uomo d'esser difettoso, e chi invece intende la libertà anche come diritto al benessere fisico, a cui giungere attingendo ai progressi della scienza.
Il confronto è garantito dal fair-play e ravvivato dalle schermaglie. Quando nei giorni scorsi Daniele Capezzone ha rivolto un appello ai «foglianti di buonsenso», era chiaro che puntava a far emergere il dissenso nel quotidiano rispetto alla «linea oscurantista» del direttore. E l'altro, pronto, si è scritto una missiva, l'ha pubblicata nella rubrica delle lettere con lo pseudonimo di Giordano Bruno, e gli ha risposto a modo: «Qui da noi non ci sono dissidenti, solo liberi».
C'è da credere al segretario radicale, «nessuno voleva fare schedature», l'intento era innescare la polemica con «l'amico Giuliano, cresciuto sulle ginocchia di Palmiro Togliatti, e candidato ora a fare il segretario di Stato in Vaticano del futuro papa Ratzinger. Almeno, finché non si stufa». Il sorriso che accompagna la battuta è indizio di complicità, perché Ferrara da ieri si è impegnato al fianco dei radicali per garantire la sfida referendaria: «Ci si deve pronunciare liberamente, dopo una battaglia aperta fatta di informazione conflittuale, decente e rispettosa». Sono parole del direttore del Foglio , è la tesi di Pannella e di Emma Bonino.
Insieme confidano di disarcionare quanti hanno cavalcato finora l'ambiguità. «Romano Prodi, per esempio», elenca Capezzone: «Dice di avere idee precise, sul referendum però non le ha ancora rese note.
Eppoi Piero Fassino e Massimo D'Alema, che al contrario della base diessina hanno firmato terrorizzati i referendum, tranne collaborare con Giuliano Amato a un compromesso parlamentare per impedirli. Infine Silvio Berlusconi, che confonde i credenti coi votanti, e per ingraziarsi le gerarchie ecclesiali ha impegnato il governo nel ricorso alla Consulta».
Solo Stefania Prestigiacomo ha avuto il coraggio di esprimersi in dissenso dal Cavaliere nell'esecutivo. Sarà isolata, ma i sondaggi pongono al suo fianco il 70% degli elettori polisti. Dettagli per il premier, che non si attende la bocciatura dei quesiti referendari da parte della Corte Costituzionale, ma è fiducioso che «alla fine la consultazione non otterrà il quorum».
Questa volta però non conti su Ferrara. L'Elefantino è alleato con Pannella. Perché la sfida si consumi nelle urne.
Francesco Verderami