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PANNELLA "SIAMO IN DIFFICOLTA' ECONOMICHE"

Testo: 

CORTINA - Nostro inviato
L'unico digiuno che adesso i radicali possono mettere in conto sembra quello dei voti. «Voi non ci votate - sospira Marco Pannella, il leader storico del Partito Radicale. E così stiamo morendo». Perché l'altro digiuno vero è quello finanziario; le casse sono quasi a secco.
Impegnati gli ultimi miliardi nelle azioni con Emma Bonino, radio radicale e altre iniziative per la comunicazione, i radicali sono senza un'euro o quasi.Così Marco Pannella - di fronte a Enrico Cisnetto che lo intervistava al PalaVolkswagen a Cortina l'altra sera - ha anche parlato di "questua civile". L'uomo dei 95 referendum, l'uomo che parla contro la "damnatio memoriae" degli italiani che votano i referendum e poi votano gli uomini politici che sono contro quei referendum.
L'uomo che osanna Francesco Rutelli per la sua trasformazione e poi, alla fine del dialogo praticamente lo insulta. L'uomo che ha un linguaggio "altro", che viene pervaso dalle ombre della storia e che è costretto a raccontare la cronaca perché in troppi la dimenticano. L'uomo che alla fine, per paradosso dirà, come ha detto l'altra sera: «Meglio il re» (che questa repubblica).
Forse ha ragione Cisnetto che alla fine lo saluta dicendo: «Uno così se non ci fosse bisognerebbe inventarlo». Per la forza, la vis polemica, l'urlo della ragione, ma anche per la dimensione umanissima di una specie di rivincita che il tempo sta ottenendo sulla sua figura.Dimmi di Rutelli, comincia Cisnetto, sapendo che il presidente della Margherita è stato suo figlioccio politico. E lui: «Ritengo Rutelli tra gli uomini di stato che galleggeranno per i prossimi 50 anni». Sembra un complimento, anche appassionato. Sembra.
Con chi state? insiste Cisnetto, vi alleate con lo Sdi? «Ma anche con Rifondazione, con Vendola, con Prodi» replica sul finto irritato Pannella. Perché deve ripetere che loro, i radicali, hanno già scelto dove stare: «Con La Riforma, con lo Stato Laico, Liberale, Socialista». E via una cateratta di impressioni sulle vicende e sulla storia europea. Ma il tasto da battere è sempre quello: «In dieci anni non avete votato uno di noi radicale» si rivolge al pubblico e agli ascoltatori di Radio radicale.
Si danna il vecchio leader rispiegare chi sono i radicali. E quando Cisnetto mette mano alla parola Terza Repubblica reagisce: «Meglio chiamare re Carlos di Spagna che venga a fare il re in Italia». Testuale. Fa l'elogio delle monarchie che hanno salvaguardato i loro paesi da fascismi e nazismi. Spiega che anche Croce voleva un re e ricorda che le donne di Casa Savoia votavano per Saragat.Ma è un elogio che serve ad alzare il tiro sul problema vero: i radicali, i loro referendum, le loro infinite, pazientissime, lotte. Cisnetto impietoso: «Come mai avete l'8-9 per cento con la Bonino alle europee e adesso solo l'uno? Avevate un patrimonio che poi si è disperso». Patrimonio di denaro e di voti. Pannella parla dei costosissimi spot pagati a Berlusconi ("che è amico mio, ma vorrei lo fosse un po' meno e badasse di più a certe cose"), della democrazia e dello stato di diritto che stanno sparendo da questo paese, del dogma dell'infallibilità del Papa, dei simoniaci che vivono in Vaticano...«Quando vinse Bonino dicemmo: per vivere dobbiamo essere e per essere dobbiamo rinunciare ai nostri averi». E giù battaglie contro la partitocrazia e i "ladri nei partiti" che prendono denaro pubblico. I Radicali sono "gente", una forza di governo, dotati di memoria contro tutte le nefandezze.
Riproporresti Scalfaro a Presidente della Repubblica, insiste Cisnetto. «Si, era un mariologo. Che problemi poteva creare allo Stato uno così, che è studioso di Maria?». E poi aggiunge che Emma Bonino (che il 70 per cento degli italiani nei sondaggi voleva) non è diventata presidente della repubblica perché il potere non ha voluto. «Avevano paura. E adesso Emma, con le donne arabe, con il manifesto di Sana, sta lavorando per una nuova politica nel Medio Oriente. Come avevamo fatto noi proponendo 15 giorni di attesa agli americani per favorire l'esilio di Saddam che decine di stati avrebbero accolto. Berlusconi non ha fatto niente, nonostante Emma lo supplicasse. E gli americani, quelli avevano già preso accordi con i tre generali iracheni, che al primo assalto hanno abbandonato l'esercito. Ma io, adesso, non ritirerei le truppe italiane dall'Iraq, dove i sostenitori di Saddam ammazzano gente innocente. Credo che questa sia l'idea della sinistra storica, liberale, socialista». Eccolo il guerrigliero del Parlamento: memoria e critica fino all'ostinazione.
E Bertinotti? «Lui è in buona fede; è il peggiore strumento del capitalismo. Crede di fottere loro. Invece...». Ride il pubblico, come in altre occasioni. Anche se Pannella dice di essere è stanco, anche se dimentica qualche nome resta sempre uno che rischia in proprio, che prova. «Per anni - conclude - sono andato, unico politico, a Roma, alla festa degli israeliani. Adesso che in sinagoga ci va anche il papa, uhmmm..»

Adriano Favaro

Data: 
Domenica, 28 August, 2005
Autore: 
Fonte: 
IL GAZZETTINO
Stampa e regime: 
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