You are here

Il balzo di Rutelli da Cicciolina a Ruini

Testo: 

Per Avvenire è il centrista della provvidenza, ma in passato...

Era il prediletto di Pannella, che tradì per un ministero nel governo Ciampi. Ora ci prova coi vescovi

di Giulio Ferrari

Si comincia con un segno della croce all’Angelus del Papa («non so perchè: mi è venuto dal profondo»), si prosegue convolando a giuste nozze in chiesa dopo 10 anni di convivenza, ci si erge in difesa della vita contro il referendum laicista e alla fine della fiera ecco a voi il leader del futuro centro, cattolico e dunque (chissà perchè?) necessariamente moderato.
Questo è il messaggio autopromozionale che Francesco Rutelli ha pubblicizzato, dosando e divulgando con metodo gli atti simbolici del suo “percorso di conversione": uno sforzo finalmente coronato dall’autorevole placet del giornale dei vescovi. L’Avvenire, l’altro giorno in uno dei suoi editoriali, ha accreditato il Piacione come uomo della provvidenza. E così mister Palombelli sarebbe colui che «riporta la politica, quella con la “p" maiuscola, al centro di un discorso che deve essere pertinente, lasciando indietro tattiche, beghe, egoismi di cui la sua fazione abbonda, rispetto al dialogo possibile (e aggiungeremmo: necessario) anche con la parte avversaria». Di più, «egli dispone di un ricco passato e di sufficiente futuro per provvedere da sè a costruire le proprie fortune politiche nell’Italia del post berlusconismo e nel dopo-Prodi. Perchè è inevitabilmente là, a quel “dopo", che tutti, a cominciare proprio da lui per finire con i centristi della Casa delle libertà, stanno guardando».
Quando si parla di Rutelli, in verità, più che al dopo si pensa al prima guardando con incredulità a ciò che dice adesso: che fine ha fatto il suo “ricco passato" (per usare la sorprendente espressione di Avvenire), cioè il periodo peraltro mai abiurato dei Pannella, delle Ciccioline, delle “storiche" battaglie radicali dallo sballo libero all’aborto indiscriminato?
La carriera politica (quella con la p maiuscola, sempre per parlare come il giornale della Cei) di Francesco Rutelli inizia nel 1976, anno del successo radicale alle politiche. Rampollo di un’agiata famiglia della “meglio borghesia" romana che vanta urbanisti e architetti di fama, il giovin Piacione arranca nel seguire le orme paterne. E’ iscritto ad Architettura, all’epoca parcheggio di molti nullafacenti, ma nonostante la manica larga d’uso nel periodo post-sessantottino, non combina granchè.
Ha 23 anni quando decide che lo studio, e il lavoro, non fanno per lui. Marco Pannella (il guru che si picca di anticonformismo e dichiara senza problemi la propria bisessualità) e i suoi sono stati premiati dalle urne, il Partito radicale ha il vento in poppa: Rutelli prova a cavalcare l’onda. Bussa alla porta dei pannelliani. Non offre un titolo di studio, nè esperienze politiche o professionali, niente al di fuori della sua piacevolezza fisica. Basterà. Pannella lo prende in simpatia e dopo solo due anni di militanza, nel 1979, il mancato architetto diventa segretario radicale del Lazio. L’anno appresso ottiene la segreteria nazionale.
Francesco Rutelli a 25 anni è il più giovane segretario di partito. In quella veste si dà un gran daffare: è sempre tra i militanti quando si tratta di volantinaggi e manifestazioni, anche un po’ rischiose. Incita i militari alla disobbedienza e finisce in carcere. Ma soprattutto vive da protagonista le battaglie radicali dell’epoca: per l’aborto senza freni, contro il Vaticano, per lo sballo e per mandare la pornoattricetta Cicciolina in Parlamento. Attivismo non precisamente gratuito, visto che il suo ardore viene ripagato da Pannella con una poltrona (nell’83) alla Camera. Tempo dopo, il guru radicale premierà il fedelissimo con la carica di capogruppo a Montecitorio.
Ma il Piacione (è in questo periodo che gli viene affibbiato l’azzeccato nomignolo) ha fiuto e sente che l’aria sta cambiando. Nel 1986 l’opinione pubblica è sconvolta dal disastro di Chernobyl, una tragedia che dà fiato alle rivendicazioni ambientaliste. I radicali, al contrario, perdono consensi, sino alla scoppola delle Europee. Rutelli capisce che è arrivato il momento di tranciare il cordone ombelicale con Pannella: lo molla e si infila tra i promotori del neonato movimento dei Verdi arcobaleno.
Ritorna in Parlamento, senza più i limiti posti dall’ingombrante e invadente protettore. Spende la “carta verde" per una poltrona da ministro all’Ambiente che ottiene (a 39 anni) nel governo di Carlo Azeglio Ciampi. A malincuore dovrà cedere lo scranno quando l’esecutivo verrà spazzato via dalla bufera di Tangentopoli. Per il Piacione, una scalata da rifare. Lui sceglierà, con l’aiuto dei Ds, il trampolino di sindaco di Roma. Da primo inquilino dell’Urbe cambierà, per così dire, anche la tappezzeria per fare pendant con quella del più illustre vicino d’Oltretevere e ottenere la benedizione che lo consacrasse a potenziale leader degli orfani centristi. E se dipendesse solo da Avvenire, Rutelli non avrebbe sprecato le sue fatiche.

Data: 
Domenica, 28 August, 2005
Autore: 
Fonte: 
LA PADANIA
Stampa e regime: 
Condividi/salva