Anche la vicepresidente della Regione Guerra e il terzopolista Agrusti al convegno con l'ex sottosegretario Vittorio Sgarbi sulle riforme
Menia (An): bipolarismo meccanismo imperfetto. Saro (Fi): guardare indietro
Non sono mancate le distinzioni: Vittorio Sgarbi, che per l'occasione ha assunto ufficialmente il ruolo censore dei difficili equilibri della maggioranza, ha sparato a zero sul cammino riformista del centro destra, arrivando a definire "ridicolo" il modo disordinato con cui la Casa delle libertà cerca di conciliare le spinte autonomiste di Bossi con il presidenzialismo voluto da An; Saro, Menia e Alessandra Guerra hanno invece cercato di mettere in evidenza il bicchiere mezzo pieno, ricordando che qualche risultato è stato ottenuto, e che soprattutto molti ritardi sono da addebitarsi alle difficili congiunture economiche seguite all'11 settembre.
Nel dibattito è emerso però un elemento trasversale: la possibilità di un ritorno al proporzionale e l'abbandono definitivo del maggioritario, definito da Sgarbi "un meccanismo che dà luogo a situazioni patetiche, che costringe la Lega a convivere con la destra, o Rosy Bindi a stare nella stessa coalizione di Cossutta che è ateo. Un sistema che toglie la possibilità di scelta ai cittadini".
Anche Ferruccio Saro ha auspicato un ritorno al passato, abbandonando un sistema che "fa eleggere anche un cavallo o un somaro se vengono presentati".
Menia, pur riconoscendo al maggioritario il merito di aver cambiato molte cose ("senza il mio partito sarebbe ancora fuori dall'arco costituzionale") ha ammesso che si tratta di un sistema imperfetto. Riguardo le riforme Menia, che guarda con prudenza alla devoluzione, in particolare in materia di istruzione, ha sottolineato "come tutte le riforme devono procedere assieme. Quando sento Berlusconi che dice che prima si fa la devoluzione, e poi il presidenzialismo e il proporzionale, mi preoccupo, anche perché tutto questo non c'era scritto nel contratto con gli italiani".
Alessandra Guerra ha incentrato il suo intervento soprattutto sulla scuola, ricordando che, pur nelle difficoltà in cui si è trovata la maggioranza, "il centro destra ha avuto il coraggio di affrontare la transizione verso un maggiore decentramento", e ha già approvato riforme importanti.
A margine dell'incontro, Sgarbi non ha mancato di commentare l'ormai prossima corsa per la regione, confermando le profonde critiche alla politica del centro destra, ma soprattutto agli esponenti della maggioranza regionale. "Illy ha un nome conosciuto ovunque - ha detto - è questo è un vantaggio innegabile: Tondo invece non lo conosce nessuno, di lui so solo che è nato a Tolmezzo; Antonione è un coordinatore di Forza Italia, che nessuno conosce a livello nazionale. Anche in questa regione, soprattutto per quanto riguarda i beni culturali ma non solo, c'è una totale mancanza di strategia, quando invece basterebbe applicare la politica del buon senso".
Sgarbi quindi non ha esitato a dire che non sarà Tondo il candidato del centro destra alle regionali, e ha espresso l'intenzione di avviare dei contatti con il terzo polo in vista delle regionali, quel terzo polo rappresentato in sala da uno dei suoi maggiori ispiratori, Michelangelo Agrusti. Agrusti non ha voluto commentare le aperture dell'ex sottosegretario ai beni culturali, con il quale però ha avuto un breve colloquio al termine dell'incontro. Lo stesso Sgarbi, fra il serio e il faceto, sollecitato da un giornalista, ha anche annunciato, in vista di una sua candidatura, di avere intenzione di stabilire la residenza a Polcenigo.
Alessandro Martegani