You are here

Tesini: bambini discriminati? Bastava non votare la legge

Testo: 

Il capogruppo ds attacca la Lega e critica «l'ambiguità di Fi e An»

UDINE. «Se qualcuno avesse avuto bisogno di una prova dell'inaffidabilità della Cdl nel governare la Regione, l'ennesima diatriba sugli assegni di maternità ha sicuramente fugato ogni possibile dubbio»: Alessandro Tesini, capogruppo dei Ds, interviene con decisione nella crescente polemica sulla legge sulla famiglia.
Tesini, primo firmatario di un progetto di legge sulle politiche familiari presentato all'inizio della legislatura dalla Quercia ma mai discusso, punta il dito sui difficili rapporti fra le componenti della maggioranza. «Qualsiasi problema affrontino - dalla famiglia alla scuola, dall'immigrazione alle politiche per lo sviluppo - si dividono, offrendo spettacoli indecorosi. In questi giorni le tesi dei forzisti e degli esponenti di An pentiti, e le risposte dei leghisti coerenti - aggiunge - sono strabilianti, e rivelatrici dell'assenza di cultura di governo e dell'incapacità nel dare alla società regionale.»
«Le tesi secondo cui gli assegni di maternità avrebbero dovuto assolvere allo scopo dell'incremento demografico - dice Tesini, criticando le posizioni della Lega Nord - va respinta per ragioni di principio, ed è discutibile sul piano dell'efficacia, visto che a tre anni dall'approvazione della legge chiunque è in grado di verificare che non ha inciso sulle nascite, come è giusto che sia, visto che chi decide di fare un figlio, non lo fa certo per il contributo di qualche migliaio di euro, ma sulla base di scelte che attengono a sfere di altro genere, anche confidando su risorse, servizi e sostegni che però dovrebbero avere una loro coerenza e affidabilità».
Non manca una critica a Forza Italia e An. «Gli assegni di maternità erogati in quel modo discriminatorio sono stati introdotti nella finanziaria 2000, e incrementati negli anni successivi, in ragione delle scelte della Lega, alle quali Forza Italia e An si sono sempre accodate: prima votano la norma, e poi si ergono a paladini di un movimento contrario per abrogarla. Se le loro posizioni fossero state convinte, consapevoli e coerenti - aggiunge -, non avrebbero alcun bisogno di agitare una questione che andava risolta in aula: bastava non votare la legge, e prevedere misure senza quelle odiose discriminazioni».
(al.ma.)

Data: 
Martedì, 31 December, 2002
Autore: 
Fonte: 
MESSAGGERO VENETO - Regione
Stampa e regime: 
Condividi/salva