La nuova mappa degli incarichi in Consiglio. I bertinottiani chiedono un presidente di Commissione
Lo stop arriva da Brussa (Margherita): «Con il loro 5,1% dei voti, sufficiente quanto hanno già avuto». Lotte intestine nella Cdl: Blasoni insidia Gottardo
TRIESTE Rifondazione comunista batte i pugni sul tavolo. Il neoassessore Roberto Antonaz, segretario regionale dei bertinottiani, al pacchetto di deleghe assegnategli dal governatore chiede di aggiungere anche l'Istruzione, che Illy sarebbe intenzionato a dare al diessino Roberto Cosolini. «Non sono per nulla contento, è implicito che la materia rientri nella Cultura», stigmatizza la questione Antonaz, impostandola su un piano di affinità politico-programmatiche. L'Istruzione non la vede proprio legata alle deleghe del collega, a cui spettano già Formazione, Lavoro e Professioni. Solo punti di vista? In realtà Rc sta cercando di alzare il prezzo per non rimanere schiacciata, in modo da ottenere nella spartizione dei posti il massimo della visibilità. Quelli politici e quelli istituzionali, come le Commissioni consiliari. Davanti a una distribuzione delle cinque presidenze già fissata nelle intenzioni - due a testa per i gruppi di Ds e Margherita, una a quello dei Cittadini per il presidente - gli esclusi alzano la voce.
STOP DA BRUSSA. «Una sciocchezza... Se fosse realmente così si tratterebbe di un atto che va a ledere la ricchezza della coalizione», tuona Antonaz rivendicando una presidenza di Commissione anche per Rc. Gli risponde indirettamente Franco Brussa (Margherita) che, confermando invece la ripartizione proporzionale dei posti, fornisce una spiegazione di tipo numerico. Gli equilibri e le percentuali ottenute dai partiti del Centrosinistra, afferma perentorio il centrista isontino, non vanno dimenticati: «Rc ha ottenuto il 5,1% dei voti. Come promesso ha avuto un assessorato. Se la matematica non è un'opinione, e il sottoscritto a scuola di conto ci masticava bene, il 16% dei Ds e il 15% della Margherita vale tre volte la loro percentuale... Il partito di Antonaz semmai si giochi, col gruppo dei tre che nascerà (l'accordo tecnico e strategico tra Pdci, Verdi e Lista di Pietro, ndr), un posto nell'ufficio di presidenza del Consiglio regionale...». Chiaro il ragionamento di Brussa che, in alternativa al collega di partito Cristiano Degano, è in predicato di assumere la carica di vicepresidente dell'aula consiliare (il presidente andrà ai Ds, nella figura di Alessandro Tesini, mentre per il vicepresidente espresso dall'opposizione si fa il nome di Roberto Asquini), oppure quella di capogruppo della Margherita.
NOMI E COMMISSIONI. Una soluzione che riequilibrerebbe, dopo i malumori, la visibilità dei centristi triestini e goriziani nella maggioranza di governo. Un gioco a incastro completato dalle possibili presidenze nelle Commissioni consiliari: Renzo Petris e il recordman delle preferenze Mauro Travanut per i Ds; Antonio Martini e Giorgio Baiutti (dello Sdi) per la Margherita, mentre rimane da definire il nome del presidente destinato agli illyani. Tutto ruota attorno alla figura del capogruppo dei Cittadini per il presidente, che a questo punto dovrebbe diventare l'avvocato Bruno Malattia ancora in corsa per un posto, a scapito però della Margherita, di vicepresidente del Consiglio regionale. E gli altri gruppi? Non se la passano meglio. La figura del capogruppo corre sul filo di logiche geopolitiche e di corrente. Se nei Ds il nome più ricorrente è Bruno Zvech, triestino e vicecapogruppo uscente, quello di Rc sarà deciso dal Comitato regionale del partito. I tre consiglieri sono dei neofiti dell'assemblea regionale. Ci sarà un capogruppo a rotazione, tra Bruna Zorzini, Alessandro Metz e Alessandra Battellino, nella composizione neocomunista, verde e dipietrista che potrebbe essere ribattezzata «Arcobaleno».
IL TERZO COMODO. E nella Casa delle libertà? Nelle fila dell'Udc, fermo a soli due consiglieri (per formare un gruppo ne sono necessari almeno tre, altrimenti si va a cadere nel gruppo misto con benefici di partito e personali ridotti), i corteggiamenti per formare un gruppo toccano Maurizio Salvador e, soprattutto, Roberto De Gioia. Forzisti «imprestati» ed eletti nelle liste azzurre, ma piuttosto indecisi sull'adesione in aula al clan berlusconiano. La Lega si affida ad Alessandra Guerra, affiancata dal capogruppo uscente Claudio Violino, mentre An è ancora alla ricerca della figura principe. La logica direbbe Sergio Dressi, ma tra i finiani bisogna risolvere la rappresentatività territoriale e delle correnti interne. Udine ha eletto due consiglieri, Paolo Ciani e Bruno Di Natale, che assieme al capogruppo uscente Adriano Ritossa (quando il partito governava) sono vicini alla corrente del ministro Altero Matteoli. Un'unione che potrebbe pesare sull'elezione di Dressi, «gaspariano» di ferro assieme al pordenonese Luca Ciriani. Anche Forza Italia ha i suoi problemi. La candidatura di Isidoro Gottardo, «facente funzioni» al fianco del capogruppo Aldo Ariis, è insidiata dall'emergente Massimo Blasoni.
Pietro Comelli